Trieste: unioni civili solo in orario di ufficio e niente Sala Matrimoni, ma la stanza dei divorzi

A Trieste le unioni civili si celebrano solo durante la settimana, in orario d’ufficio e nelle stanze solitamente destinate ai divorzi brevi, non nella Sala Matrimoni. È quanto si sono sentiti rispondere Davide Zotti (nella foto in alto) e il commpagno Claudio Bertocchi quando, qualche giorno fa, si sono recati presso il comune per iniziare l’iter della loro unione civile.
“Abbiamo parlato con la dottoressa Maria Giovanna Ghirardi, dirigente dell’ufficio di Stato Civile, e con il dott. Sicco, funzionario dello stesso ufficio – ha spiegato Zotti a Gaypost.it -. Siamo rimasti lì per un’ora e mezza, ma non c’è stato modo di far cambiare loro posizione”.

La coppia ha portato con sé il testo della legge 76/2016 ed ha letto insieme ai funzionari il comma 20 della norma, quello che sancisce come tutte le norme (regolamenti comunali inclusi) in cui si parla di matrimonio si intendono estese anche alle unioni civili.
“Non è servito neanche questo – continua Zotti -. Il comma è chiaro, ma loro non hanno saputo rispondere nel merito”.
Secondo Zotti, i funzionari si sono trovati a difendere una presa di posizione della giunta comunale, a forte connotazione leghista e guidata dal forzitaliota Roberto Dipiazza che in campagna elettorale aveva dichiarato che mai avrebbe celebrano una unione civile.

“Esiste una vecchia delibera che identifica nella Sala Matrimonio il luogo in cui celebrare, appunto, i matrimoni – spiega Zotti che è anche responsabile del progetto scuole di Arcigay -. In base al comma 20 della legge sulle unioni civili, quella delibera si estende anche alle unioni tra persone dello stesso sesso. Ma davanti alle nostre obiezioni, hanno continuato a ripsondere in maniera vaga dicendo che servono i decreti attuativi, una delibera di giunta… cose che non stanno in piedi. Erano in evidente difficoltà, come se dovessero presidiare quella posizione precostituita”.

La coppia ha chiesto un incontro con l’assessore responsabile e con il sindaco, ma non esclude la possibilità di ricorrere a vie legali. “Stiamo valutando, con i nostri avvocati, di fare un esposto per denunciare che il comune di Trieste non rispetta una legge dello Stato ormai in vigore. Questa è una violazione dei nostri diritti e noi intendiamo tutelarli”.

Come sappiamo, quello di Trieste non è il primo caso di amministrazioni che tentano di ostacolare o rendere particolamene ostica la procedura per la costituzione delle unioni civili. Già Padova e Piacenza si erano distinte in tal senso, per non parlare di Cascina dove la sindaca ha fatto sapere che ha incaricato un team di legali per trovare il modo di appellarsi all’obiezione di coscienza, non prevista dalla legge. Contro la sindaca Ceccardi, il Gay Center di Roma ha annunciato un esposto alla Procura di Pisa.

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