Sesto San Giovanni lascia la lotta alla discriminazione e aderisce a “Comuni amici della famiglia”

Una volta era considerata una roccaforte “rossa”. Non a caso, Sesto San Giovanni era nota come “Stalingrado”. Oggi la città è amministrata da Forza Italia e la differenza si vede. L’ultima novità è che il Comune è uscito dalla rete Re.a.dy, Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. La notizia è di ieri: a prendere la decisione il sindaco Roberto Di Stefano.

Famiglia, al singolare

Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano

Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano

“Pur riconoscendo la necessità di contribuire in ambito sociale, formativo ed educativo al superamento di ogni tipo di discriminazioni, l’amministrazione ritiene di dare apertura, nel corso del suo mandato, a una più ampia visione educativa attraverso l’adesione ad altre reti, come appunto quella delle famiglie”. Sesto San Giovanni, dunque, aderisce a Comuni Amici della Famiglia: la declinazione al singolare, invece che al plurale “famiglie”, è esemplificativa di quello di cui stiamo parlando.

Cos’è la rete dei Comuni amici della famiglia

Molto accreditata nel mondo cattolico, salutata con favore da Avvenire e dal Forum delle associazioni familiari, la rete Comuni amici della famiglia è presieduta da Cesare Palombi che all’indomani dell’approvazione della legge sulle unioni civili scriveva un articolo in cui chiedeva “più famiglia”, come una forma di compensazione. Per argomentare la sua richiesta, Palombi citava un lungo stralcio  di un discorso del cardinale Carlo Maria Martini che concludeva il suo intervento così: “Si può considerare cioè l’eventuale rilevanza giuridica di altre forme di convivenza, ma esse non possono pretendere l’equiparazione, quanto a status, alla famiglia”. Insomma la famiglia è singolare ed è solo quella formata da un uomo e una donna sposati.

A questo modello ha deciso di aderire il sindaco di Sesto San Giovanni, invece che sostenere un modello più inclusivo che comprenda tutte le famiglie: quelle cosiddette tradizionali e quelle formate da coppie dello stesso sesso, oltre che da genitori single.

L’opposizione attacca il sindaco

“E’ un passo indietro incomprensibile per una città che ha sempre fatto della tutela dei diritti e della libertà una bandiera – ha commentato, secondo Repubblica, la vicepresidente del consiglio comunale Sara Valmaggi (Pd) -. Mettere in contrapposizione il sostegno alle unioni civili e al riconoscimento dei diritti con le famiglie tradizionali non ha assolutamente alcun senso perché quando si difendono i diritti lo si fa per tutti e per tutte”. Il sindaco la pensa diversamente, a quanto pare.

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