Presidenziali francesi, il “voto gay”, la destra e la sinistra

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La mappa del voto, sul sito di Le Monde

Le presidenziali francesi si delineano come vero e proprio terremoto per gli assetti tradizionali della politica del paese d’oltralpe. Il voto ha premiato, infatti, sia il partito che vuole vendersi come anti-sistema – cercando di nascondere la sua identità di movimento di estrema destra – sia “l’uomo nuovo”, anche se forse non nuovissimo visto che proviene dalle file del governo Hollande ed è espressione di quell’Europa tanto odiata dalla Francia profonda. Di fatto, scompaiono dal ballottaggio i due partiti tradizionali della quinta repubblica e, dal panorama politico, i socialisti francesi. Cerchiamo di vedere più da vicino cosa è successo ieri e cosa può accadere da qui al ballottaggio.

Un curioso anniversario

Bizzarra coincidenza: come ricorda il sito francese dell’Huffington Post, il giorno delle presidenziali francesi coincide con l’anniversario dell’approvazione del matrimonio egualitario, il cosiddetto Mariage pour tous. Evento, del tutto casuale, che ha però ispirato molti simpatizzanti e attivisti sui social, a cominciare da Twitter: «Speriamo che il voto di oggi non sia un passo indietro» scrive @UlysseBD. Anche @sarahbarbr si esprime in merito e mette in guardia: «È il quarto anno del matrimonio per tutti, votate oggi affinché non sia l’ultimo anniversario». I riferimenti al Front National sono più che chiari, visto che Marine Le Pen si è espressa in modo inequivocabile contro la legge.

Il voto anti-gay non sfonda

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La campagna di Manif pour tous

Dall’altra parte della barricata, intanto, abbiamo il composito mondo degli “Indignès de droite”, gli indignati a destra proprio per il riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt. Al motto di “on ne lâche rien”, non cediamo di un passo – poi divenuto hashtag #onlr sempre su Twitter – specifiche realtà si sono espresse a favore ora di Marine Le Pen, ora del candidato repubblicano Fillon.

Quest’ultimo, per altro, ha avuto l’appoggio manifesto di Manif pour tous che a quanto pare non riesce a convogliare consensi significativi verso un candidato “presentabile”. Segno che, forse, il voto antigay in Francia non riesce a organizzare una proposta politica efficace. A dispetto di chi, in Italia, sostiene il contrario.

Il “voto arcobaleno” non abita più qui

Ma un altro aspetto emerge, implacabile: non esiste il voto gay o, più verosimilmente, non esiste più. Abbiamo già parlato del fascino che l’estrema destra esercita sugli omosessuali francesi. Riflesso, probabilmente, di una diffusa islamofobia che ha ragioni molteplici. Un recente articolo, pubblicato dal giornale on line Têtu, dimostra come il voto della gaie communauté sia ripartito tra i maggiori candidati in modo pressoché analogo al dato nazionale, con l’unica differenza che Fillon cede il passo ad Hamon (che però arriva solo quarto tra le preferenze). Aspetto, questo, che dovrebbe far riflettere i movimenti Lgbt (anche il nostro) sulla necessità di ricalibrare la lotta per i diritti in chiave intersezionale. Ragionare, cioè, sul fatto che le persone sono LGBT e sono anche donne, disoccupate e disoccupati, migranti, vittime della crisi economica. A volte, tutte queste cose insieme.

“Ce qui reste à faire”

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La reazione sui social

Rimane il nodo su cosa farà il candidato favorito all’Eliseo della questione Lgbt francese. Non esiste un voto gay, ma esistono elettori ed elettrici Lgbt e questa categoria sociale richiede comunque delle garanzie. Nella malaugurata ipotesi che dovesse vincere l’estrema destra non nutriamo grandi speranze per l’avanzamento delle istanze arcobaleno in Francia. Sarebbe un deja vu, e ben più pericoloso, della scellerata politica di Trump negli States. Macron è già stato al centro del dibattito, nelle settimane precedenti.

Al di là del gossip sulla sua presunta omosessualità, ha sollevato polemiche per le sue dichiarazioni sul matrimonio egualitario – la modalità su come è stato approvato, ha detto, ha umiliato la fazione contraria ad esso – e ha raccolto consensi promettendo una campagna contro i crimini d’odio. In questo momento, tuttavia, si può solo sospendere il giudizio cercando di capire cosa accadrà nei prossimi giorni, sperando che il peggio non si verifichi. Nell’interesse di tutti e tutte, Lgbt e non, ça va sans dire.

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