Il predicatore evangelista vuole la reazione con la croce: la risposta di Facebook

Come certamente saprete, all’inizio di giugno Facebook ha introdotto la reazione arcobaleno ai post dei suoi utenti. Per poterla usare, bastava mettere il “mi piace” ad un’apposita pagina e la bandiera arcobaleno sarebbe comparsa tra le possibili reazioni da aggiungere ai post, alle foto e ai video dei propri contatti. L’opzione è stata attiva per tutto giugno, il mese dell’orgoglio LGBT.
Un’iniziativa che ha spopolato se si considera che ad oggi la pagina in questione ha raggiunto 23.466.594 like. La pagina, in realtà, esiste da tempo e riguarda la comunità LGBTQ dei dipendenti di Facebook. La bandierina rainbow, però, è una novità di quest’anno.

A qualcuno proprio non è andata giù

Novità che, se da un lato è stata accolta entusiasticamente, dall’altra ha generato qualche malumore.
Come quello espresso da Joshua Feuerstein, predicatore evangelista dell’Arizona che sulla sua pagina Facebook vanta più di due milioni di contatti. Feuerstein, sposato e padre di cinque figli, ha fatto sua la richiesta di un altro utente del social network, Hikmat Hanna, che aveva pubblicato un’immagine con la quale chiedeva l’introduzione di una reazione con la croce cristiana.
Feuerstein ha pubblicato la stessa immagine e mentre scriviamo il suo post è stato condiviso più di 9.200 volte ed ha ottenuto 27 mila reazioni (tra cui più di 3200 con la bandiera arcobaleno…).

Peccato che Facebook non abbia intenzione di accontentare la richiesta.

Facebook ha detto no

Contattato dall’edizione statunitense dell’HuffPost, un portavoce del colosso di Palo Alto ha dichiarato che “questa reazione non è al momento disponibile si Facebook e non è qualcosa a cui stiamo lavorando”. Secondo il quotidiano statunitense, non è la prima battaglia iconografica che Feuerstein intraprende senza successo. Nel 2015 aveva già chiesto una torta con scritto “Noi non supportiamo il matrimonio gay” ad una pasticceria della Florida che però si era rifiutata di realizzarla e sempre nello stesso anno aveva registrato un video in cui attaccava Starbucks perché, in occasione del Natale, non proponeva ai suoi clienti delle tazze con simboli natalizi. Anche in questo caso, senza ottenere nulla.

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