Pena di morte: in cima alla classifica paesi in cui si condannano anche i gay

Amnesty International ha diffuso i dati del 2015 sulla pena di morte e il report racconta un quadro drammatico in cui il numero di esecuzioni è aumentato del 54 per cento solo nell’ultimo anno. L’organizzazione internazionale, che si batte per l’abolizione della pena capitale in tutto il mondo, parla del “più alto numero di esecuzioni degli ultimi 25 anni”. Sono tre i paesi in cui si è concentrato il 90 per cento dei casi: Pakistan, Iran e Arabia Saudita, tutti paesi amnesty_pena_morte1in cui la pena di morte è prevista anche per le persone omosessuali.

Tra gli stati in cui vige la pena di morte, sei sono quelli in cui è prevista anche per le persone omosessuali: Mauritania (dove nel 2015 si sono registrate in totale 5 esecuzioni capitali), Sudan (3, più 18 condanne), Yemen (più di 8), Arabia Saudita (più di 158), Iran (più di 977), Pakistan (326), oltre ad aree della Nigeria e della Somalia. In Iraq (che ha visto nel 2015 iù di 26 esecuzioni) ed Afghanistan (1), secondo l’ultimo report di Ilga Europe, sono agenti non governativi ad eseguire le pene capitali contro i gay.

C’è anche un dato positivo, però. Nel 2015 quattro stati hanno abolito la pena di morte e per la prima volta, scrive Amnesty, “la maggior parte dei paesi del mondo risulta abolizionista per tutti i reati”, ovvero 102 stati.

Le stime dell’organizzazione, però, sono dichiaratamente al ribasso. Ad esempio, non contemplano la Cina che non fornisce dati sulle esecuzioni, ma si stima comunque che si tratti di migliaia di casi. Alla luce di questo, Amnesty fa sapere che “i cinque principali paesi per numero di esecuzioni del 2015 sono stati, nell’ordine, Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti d’America”.”Nel 2015 – si legge nel rapporto – sono stati messi a morte almeno 1634 prigionieri, oltre il doppio rispetto all’anno precedente e il più alto numero registrato da Amnesty International dal 1989. Il dato del 2015 non comprende la Cina, paese dove è probabile che le esecuzioni siano state migliaia e che tuttavia tratta le informazioni sulla pena di morte come segreto di stato“.

“Il 2015 è stato un anno di estremi – ha commentato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International -. Abbiamo assistito a sviluppi inquietanti ma anche a passi avanti che ci hanno dato speranza. Con i quattro paesi che sono diventati totalmente abolizionisti, la maggioranza del mondo ha ora bandito la più orribile delle pene. Nonostante i passi indietro di corto periodo del 2015, nel lungo periodo la tendenza resta chiara: il mondo si sta liberando della pena di morte. I paesi che ancora eseguono condanne a morte devono rendersi conto che si trovano dal lato sbagliato della storia e abolire questa crudele, inumana e definitiva sanzione”. Qui è possibile leggere il report di Amnesty International completo.

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