Pd e diritti civili? Facciamo un po’ di ripasso. «L’omosessualità è una devianza della personalità» sentenziava nel 2007 a Tetris su La7, Paola Binetti. Per l’allora senatrice teodem – poi trasmigrata nell’Udc – chi è gay presenta «un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico». E un anno dopo, parlando dell’esclusione dei gay al sacerdozio, rincarava così: «Tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia».
Ripercorrendone la storia, troviamo molte dichiarazioni del genere riguardo i diritti civili e/o i temi ritenuti eticamente sensibili: dalla legge 194 al fine vita, passando per gestazione per altri, matrimonio egualitario, omogenitorialità e tutto il corredo di temi e diritti che fanno di una nazione un paese migliore. Per le milizie cattoliche interne al partito – ieri i teodem, di rutelliana memoria, oggi i cattodem che non sono dispiaciuti a Bersani e allo stesso Renzi – tutte quelle questioni si risolvono con la più semplice delle parole possibili: NO. No ai diritti delle donne, no ai diritti delle persone Lgbt, no ai diritti delle persone in fase terminale.
Non sono mancate le reazioni da parte dei big del partito, è vero: da Andrea Orlando a Monica Cirinnà, che sostiene che il partito deve essere coerentemente di sinistra. Lei, Carla Padovani, però non ci sta: «Non mi pare che sul tema il Pd abbia una linea chiara» rilancia la capogruppo veronese. Che ricorda: «il codice etico del partito all’articolo 2 parla di libertà di coscienza. L’ho applicato, su un tema universale come la vita». Un film ampiamente già visto, quello della libertà di coscienza. Come ai tempi delle stepchild adoption, quando Renzi diede carta bianca ai cattodem sull’omogenitorialità.
Insomma, cari amici dem, mi dite che Carla Padovani non può più stare nel partito. Un soggetto coerentemente di sinistra, mi dite, non può permettersi certe posizioni su aborto et similia. Sono d’accordo al 100%. Ma come la mettiamo con Emma Fattorini, Stefano Lepri e il resto della paccottiglia cattolica? Perché una cosa sembra poco chiara, in mezzo alla giusta indignazione che ne consegue: la mozione di Verona non è un incidente casuale. È il punto di arrivo di una scelta politica precisa: aver fatto del fanatismo religioso un valore fondante e non quella “posizione da medioevo” che ora in tanti condannano. Certo, meglio tardi che mai, siamo d’accordo. E di certo, è un segnale importante la recente sfiducia dei consiglieri veronesi alla capogruppo. Ma, appunto, come la mettiamo con tutti gli altri che ci sono ancora dentro? Si spera di essere stupiti.
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