L’Onu dice basta alla pena di morte anche per le persone lgbt, ma gli Usa votano contro

L’ambasciatore statunitense presso le Nazioni Unite ha votato contro la risoluzione che condanna la pena di morte come “punizione” per le persone che vivono relazioni consensuali con persone dello stesso sesso. La denuncia arriva da Human Rights Campaign, l’organizzazione statunitense che si occupa di diritti umani.

La condanna di HRC

“L’ambasciatore Haley ha deluso la comunità lgbtq non contrapponendosi all’uso barbaro della pena di morte contro le persone che hanno relazioni same-sex – scrive in una nota – Ty Cobb, direttore di HRC Global -. Mentre il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha fatto questo importante passo, l’amministrazione Trump/Pence ha fallito nel dimostrare di essere guida, su un palco mondiale, non sostenendo questa importante misura”. “Lo sfacciato disprezzo di questa amministrazione per i diritti umani e per le vite delle persone lgbtq – conclude Cobb – in tutto il mondo è vergognoso”.

Cosa dice la risoluzione

La risoluzione chiede agli stati che non hanno ancora abolito la pena di morte di assicurarsi che non venga “applicata arbitrariamente o in base a discriminazioni”. Un’ottica più ampia, dunque, non solo rispetto alle persone lgbt e alle loro relazioni. Il testo chiede che la pena capitale non venga usata contro persone con malattie mentali o disabilità intellettive né verso persone che avevano meno di 18 anni di età al momento in cui hanno commesso il crimine di cui sono ritenute colpevoli, o contro le donne incinte. Inoltre, condanna l’uso di questo provvedimento nei casi di apostasia, blasfemia e adulterio.

La mappa della criminalizzazione dell'orientamento sessuale nel mondo diffusa quest'anno da Ilga

La mappa della criminalizzazione dell’orientamento sessuale nel mondo diffusa quest’anno da Ilga

Ilga e la pena di morte per le persone lgbt

Ilga ricorda che sono sei gli stati del mondo dove vengono messe a morte le persone che hanno relazioni same-sex (Iran, Arabia Saudita, Sudan e Yemen oltre a Nigeria e Somalia dove si applica solo in alcune province) che diventano otto se contiamo anche le aree della Siria e dell’Iraq ancora sotto il controllo dell’Isis. In altri cinque paesi è permessa (Afghanistan, Mauritania, Pakistan, Qatar ed Emirati Arabi Uniti) e in uno è auspicata (Brunei).

“È impressionante pensare che ci sono centinaia di milioni di persone che vivono in paesi dove qualcuno può essere ucciso semplicemente in base a di chi si innamora – ha commentato Renato Sabbasini, direttore esecutivo di Ilga -. È un momento storico quello in cui la comunità internazionale ha pubblicamente sottolineato che queste leggi terribili devono semplicemente finire”.

Chi ha votato sì e chi ha votato no

Sono state 27 le nazioni che hanno votato a favore della risoluzione. In 13, invece, hanno votato contro e in 7 si sono astenuti. Il testo è stato proposto da nazioni molto diverse tra loro, e cioè da Belgio, Benin, Costa Rica, Francia, Messico, Moldova, Mongolia e Svizzera. Gli stati che hanno votato contro sono: Botswana, Burundi, Egitto, Etiopia, Bangladesh, Cina, India, Iraq, Giappone, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Stati Uniti. Si sono astenuti: Kenya, Nigeria, Tunisia, Indonesia, Filippine, Repubblica della Corea, e Cuba.

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