“Nostra la storia, nostre le lotte”: il Roma Pride nel nome della rivendicazione

L’appuntamento per il Pride della Capitale, come noto da tempo, è per l’8 giugno prossimo. E oggi il coordinamento rende noti il documento politico e la campagna. Nell’anno del 50esimo anniversario dei moti di Stonewall, la storia non poteva che farla da padrona.
“Festeggeremo i 50 anni dai moti di Stonewall del 1969, la ribellione della comunità LGBT+ di New York contro i soprusi e le violenze della polizia e contro le discriminazioni che subivano quotidianamente – spiegano dal coordinamento -. Quella rivolta diede il via ai Pride, manifestazioni dell’orgoglio LGBT+ che da allora si svolgono in tutto il mondo in ricordo di quella favolosa notte rivoluzionaria”.

Da Stonewall a Roma

Quest’anno però ricorre un altro anniversario importante per la storia del movimento lgbt+: i 25 anni dal primo Pride unitario in Italia. Da quel giorno del 1994 a Roma, il movimento è cresciuto fino agli oltre 30 pride di quest’anno.
Per queste ragioni la campagna di comunicazione del Roma Pride 2019 punta tutto su “quattro colonne portanti della nostra storia”. Disegnati dalla matita dell’illustratore di latina Gionatan Fiondella, art-ivista LGBT+ e volontario del Roma Pride, campeggiano i volti di Sylvia Rivera, Marsha P. Jonhson e Stormè DeLarverie, che diedero vita ai moti di Stonewall, e Andrea Berardicurti, alias La Karl Du Pignè, attivista storico del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e tra le ideatrici del Pride di Roma del 1994 che, purtroppo, ci ha lasciate a settembre dello scorso anno.

Riscoprire le radici

“La nostra storia e le nostre lotte del passato sono la bussola per il nostro impegno nel presente e nel futuro – dichiara Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride -. In un momento storico di incertezza politica e di crescita esponenziale dei discorsi di odio – continua Secci – riscoprire le nostre radici ci dà la forza di continuare a lottare. Non solo ‘contro’ chi vuole ridurre spazi di libertà e solidarietà tra le persone, ma anche e soprattutto ‘a favore’ di una società diversa che, da anni, costruiamo giorno per giorno dal basso”.

“L’esempio di Sylvia, Marsha, Stormè e della Karl è il combustibile che deve contribuire a mantenere viva la fiamma della rivolta contro le discriminazioni e l’ingiustizia. A queste favolose persone dedichiamo il nostro Pride, perché senza di loro noi probabilmente non saremmo qui oggi, senza il loro sacrificio questo Paese e il mondo intero sarebbero un po’ meno liberi, un po’ meno felici e un po’ meno arcobaleno”.

Il (non) documento

E significativamente, il documento politico si intitola “Questo (non) è un documento politico”. “Il primo Pride fu rivolta – si legge -. Ce l’hanno insegnato le ragazze dello Stonewall Inn”. Un (non) documento che punta, ancora una volta sull’intersezionalità. “Siamo ovunque – continua il testo -. Siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, queer, intersessuali, asessuali, non binarie, genderfluid, drag queen e drag king, siamo tutte le favolose identità di una comunità variegata. Siamo persone non bianche, sierocoinvolte, povere, persone con disabilità, sex worker, migranti, rom, sinti e caminanti.

Vogliamo tutto, pretendiamo l’impossibile e lotteremo per ottenerlo”. E ancora: “Crediamo nella cooperazione, nel pacifismo, nella solidarietà tra popoli e persone. La politica è partecipazione dal basso. Attraverso un’alleanza tra tutte le persone escluse vogliamo costruire comunità egualitarie e solidali in cui nessuna persona venga lasciata indietro”.

“Nostra la storia, nostre le lotte”

Non manca il riferimento alla genitorialità delle famiglie arcobaleno. “Per noi la genitorialità è una scelta che deve essere accessibile e che non si basa esclusivamente sul legame biologico – recita il documento – : è un percorso di amore e un’assunzione di responsabilità che devono essere legalmente riconosciuti a prescindere da orientamento sessuale e identità di genere dei genitori e dal modo in cui le figlie e i figli vengono al mondo. Per noi famiglia significa crescere, imparare, divenire, autodeterminarsi”.
“Sogniamo una rivoluzione possibile – chiude -. L’8 giugno torneremo ad invadere le strade di Roma. Sappiamo da dove veniamo, sappiamo cosa vogliamo: nostra la storia, nostre le lotte”.

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