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È morto Gastone Moschin, l’ultimo degli “zingari” di “Amici Miei”

“Ragazzi ma come si sta bene tra noi, tra uomini, ma perché non siamo nati tutti finocchi?” La scena dello schiaffo alla stazione in “Amici miei”, fa ormai parte del patrimonio collettivo. Così come l’architetto Rimbaldo Melandri, che ha accompagnato l’immaginario di tutti gli amanti della commedia all’italiana e non solo. Il suo interprete, Gastone Moschin, è morto oggi a Terni, a 88 anni. Il cinema di genere italiano perde così “uno dei suoi interpreti migliori e più poliedrici, chiosa il critico Andrea Meroni, esperto di cinema italiano anni 70, e regista di un documentario – “Ne avete di finocchi in casa?” – che si è occupato di come proprio in quegli anni è stata raccontata davanti alle cineprese l’omosessualità nel Belpaese.

Non solo “Amici Miei”

I titoli presi in esame ricorrono anche nella filmografia di Moschin: scorrono infatti i nomi più celebri della commedia all’Italiana, come Damiano Damiani e Pasquale Festa Campanile. Valga a titolo d’esempio il suo esordio, in “La rivale” di Anton Giulio Majano.
Moschin non è infatti solo “Amici miei”. La massima espressione del suo talento, infatti, lo si ritrova, secondo Meroni, in “Signore e signori, di Pietro Germi, il cui ruolo del modesto impiegato di banca Bisigato, vessato dalla moglie, gli è valso il Nastro d’Argento 1966.

Un attore eclettico

Sebbene le sue buffe mimiche e i personaggi divertenti restino nella memoria, ciò che più ha caratterizzato l’attore nato a San Giovanni Lupatoto è stata l’abilità nel mostrarsi a proprio agio in contesti diversi. Accanto ai film ironici infatti lo si ritrova negli spaghetti western – in “Gli specialisti”, dell’alfiere del genere Sergio Corbucci.
Non solo. Era capace, spiega ancora Meroni, di rendersi efficace anche nei ruoli da “duro”, che hanno caratterizzato una stagione del cinema di genere nostrano. Su tutti, spicca il capostipite del genere polizziottesco “Milano Calibro 9”, di Fernando di Leo. È il 1972 e l’ambiguo agente Ugo Piazza ha le sembianze di Moschin, che esibisce un attento uso della mimica, trasformando il consueto aspetto divertente in un volto dalle espressioni dure, persino – chiosa Meroni – Mussoliniane.

L’esperienza da docente

Resta però quello della risata il campo nel quale l’attore si è maggiormente fatto ricordare. Negli ultimi anni, senza aver mai interrotto le esperienze teatrali, è stato docente la scuola di recitazione MUMOS, a Terni. Chissà se fra i suoi studenti qualcuno saprà far tesoro dei suoi insegnamenti senza farlo rimpiangere ai molti che lo hanno amato.
Di seguito, la famosissima scena dello schiaffo alla stazione in “Amici Miei”.

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