Mandarono in coma un uomo perché pensavano fosse gay: ridotte le pene in Appello

Ridotte, in Appello, le pene per gli autori dell’aggressione al barista di Genova, barbaramente picchiato perchè lo avevano “scambiato per un gay”.
I fatti risalgono al luglio del 2015. Quella sera, il barista Marzio Narcisi stava tornando a casa dopo una serata di lavoro, in compagnia di un amico. Aveva preso l’autobus, ma durante il percorso del mezzo un gruppo di persone, tra cui due ragazze e un minorenne, lo ha aggredito violentemente: calci, pugni e colpi di catena.

Il coma e l’invalidità

Marzio finì in coma, in ospedale, ma si salvò per miracolo. Ora è invalido al 75 per cento. Secondo la ricostruzione dei fatti, sarebbe bastato uno sguardo del barista a scatenare la furia degli aggressori. “Gay di merda, che cazzo ci guardi il mio fidanzato?” è stata la frase di una delle ragazze del gruppo. Tanto è stato sufficiente perché il barista, 44 anni, finisse in mezzo ad un pestaggio violentissimo al volto, sulle gambe, sulla schiena.

L’intervento d’emergenza

L’autista dell’autobus non chiamò i soccorsi, ma nonostante la violenza, l’uomo riuscì a tornare a casa e raccontare tutto alla sua fidanzata. Ma l’ematoma cerebrale che aveva riportato in conseguenza delle botte, dopo qualche giorno, lo mandò in coma. Lo salvarono i chirurghi con un intervento d’emergenza.
Le telecamere di sorveglianza permisero di identificare gli aggressori. Jurgen Ndrelalaj, allora minorenne, fu condannato in primo grado a tre anni, mentre per gli altri due, Lorenzo Giuliani e Federico Burlando arrivò una condanna a 4 anni e 4 mesi. Le due ragazze del gruppo furono assolte.

Le condanne ridotte

Ora la sentenza d’Appello riduce le pene di Giuliani a 3 anni e 5 mesi di Burlando a 2 anni e 6 mesi. Intanto, Burlando ha risarcito la vittima con 30 mila euro, ma rimane aperta la causa che Narcisi ha intentato contro l’azienda dei trasporti genovese per il comportamento dell’autista che, intanto, è stato rinviato a giudizio.

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