Addio a Stephen Hawking, lo scienziato che combatté malattia e pregiudizi

È morto nella sua casa a Cambridge all’età di settantasei anni Stephen Hawking, una delle voci più autorevoli a livello mondiale nel campo dell’astrofisica. Come si legge su Repubblica.it, a lui «si deve la teoria cosmologica sull’inizio senza confini dell’Universo (denominata stato di Hartle-Hawking) e la termodinamica dei buchi neri, la cosiddetta “radiazione di Hawking”».

Il rapporto con la malattia

Nel 1963 gli fu diagnosticata la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), malattia degenerativa che porta all’invalidità. Lo scienziato fu così costretto alla sedia a rotelle e a parlare tramite un macchinario specifico. Ciò non gli ha impedito, tuttavia, di divenire uno scienziato di fama internazionale. La Sla non ha rappresentato un ostacolo alla piena realizzazione della sua vita: «Il dottore che mi diagnosticò la malattia mi diede due, tre anni di vita» ha dichiarato «spero che la mia storia possa esservi fonte d’ispirazione».

La petizione per Turing

Portò avanti, inoltre, una battaglia a favore di Alan Turing: insieme a Lord Michael Grade si unì a molti altri colleghi del mondo accademico per chiedere a David Cameron di riabilitare la memoria del matematico inglese – nonché padre dell’informatica – attraverso la procedura di “perdono formale” per una condanna per omosessualità. Turing, infatti, era stato perseguitato nell’Inghilterra degli anni Cinquanta e sottoposto alla castrazione fisica, quando essere gay era ancora illegale.

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