Minacce ai giornalisti che hanno scoperto le torture sui gay in Cecenia, Novaya Gazeta: “Non ci fermeremo”

In una nota pubblicata due giorni fa il quotidiano Novaya Gazeta, denuncia le minacce e il clima di violenza di cui è oggetto la redazione da quando, lo scorso 1 aprile, ha iniziato a denunciare le persecuzioni massicce ai danni dei gay in Cecenia.
La nota del quotidiano, lo stesso in cui lavorava la giornalista Anna Politovskaja, uccisa da un sicario mente rientrava a casa, non ha avuto molta eco sui media, ma l’intervista rilasciata da Elena Milashina, autrice dell’inchiesta sulla Cecenia, ieri in esclusiva all’Huffington Post ha sollevato il velo su quello che anche la redazione sta vivendo.

In 15.000 contro Novaya Gazeta

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Un’immagine dell’assemblea pubblicata da Novaya Gazeta

Il comunicato della redazione conferma quanto detto da Milashina all’Huffington Post. Si parla di un’assemblea organizzata nella più grande moschea di Groznyj dai rappresentati di 24 confraternite islamiche (vird) con 15.000 persone alla quale ha partecipato anche Adam Shakhidov, consigliere del leader ceceno Ramzan Kadyrov.

Secondo quanto scrive il quotidiano, Shakhidov “ha accusato pubblicamene lo staff di Novaya Gazeta di diffamazione identificandoci chiaramente come ‘nemici della nostra fede e della nostra nazione’. Il discorso di Shakhidov – continua il comunicato – è stato trasmesso dai media locali e ampiamente diffuso su internet, provocando un’ondata di dichiarazioni discriminatorie sui social media”.
Novaya Gazeta spiega che l’assemblea si è chiusa con una risoluzione che al secondo paragrafo invita chiaramente alla violenza.

“Gli istigatori saranno colpiti”

“C’è stato un insulto alle centenarie fondamenta della società cecena – recita la risoluzione – e alla dignità degli uomini ceceni, oltre che alla nostra fede. Così promettiamo che la punizione colpirà i veri istigatori, ovunque e chiunque siano, senza leggi sulla prescrizione”.
Per la redazione del quotidiano, è una chiara minaccia al giornalismo e ai giornalisti.

“Per lo staff di Novaya Gazeta, è ovvio che questa nuova ondata di repressione non è un caso unico nella Cecenia di oggi. Il livello di violenza è cresciuto negli ultimi tre anni – denuncia la redazione -. Il silenzio e la mancanza di azioni da parte di chi può fare qualcosa li rende complici. Ecco perché Novaya Gazeta continuerà il proprio lavoro in Cecenia. Comprendiamo bene quanto sia alto il prezzo che potremmo pagare. Gli omicidi irrisolti delle nostre colleghe Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova, mostrano le possibili conseguenze che potremmo dovere affrontare”.

La nota si chiude con la richiesta alle autorità russe di fare il possibile per fermare le attività che incitano all’odio e all’ostilità nei confronti dei giornalisti che “adempiono ai loro compiti professionali”.

Gaypost.it ha deciso di supportare gli attivisti russi che stanno aiutando i gay ceceni in pericolo di vita. Per sapere come aderire alla campagna, cliccate qui.

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