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Il Family day si prepara a tornare in piazza contro la legge Zan

Sabato 11 luglio il Family day torna in piazza. Questa volta per contrastare la legge contro l’omobitransfobia.
L’hashtag dell’iniziativa è #restiamoliberi e si terrà, annunciano gli organizzatori, in diverse piazze tra cui Piazza del Popolo a Roma.

L’attacco è a quella che le associazioni già scese in piazza contro le unioni civili, interpretano come “l’istituzione di questo nuovo reato di opinione di esprimere il proprio dissenso”.
Un reato che, in realtà, non è previsto dalla legge Zan che sta per essere discussa in Commissione giustizia della Camera prima di arrivare all’aula di Montecitorio.

Come la gpa

Esattamente come ai tempi delle unioni civili. Allora fu la gestazione per altri ad essere usata come clava contro le stepchild adoption, anche se la legge Cirinnà non ne faceva neanche menzione. Oggi tocca ad un inesistente “reato d’opinione”.

“Tale mobilitazione, che nasce dal basso ed è animata da tutte le associazioni e singoli cittadini che hanno a cuore la libertà e la democrazia nel nostro Paese, intende contrastare l’istituzione di un nuovo reato, quello di omotransfobia – spiegano ancora quelli del Family day – , che, non essendo definito dal legislatore, lascia enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno tutti coloro che promuovono il diritto naturale di ogni bambino ad avere un padre e una madre o che, più semplicemente, si riconoscono nel principio dell’identità sessuata biologica e non in quello della variegata identità di genere che, basandosi sull’auto percezione, comprende oltre 50 definizioni”, sottolineano gli organizzatori”.
In realtà il testo della legge, per come è trapelato su L’Espresso, parla di “orientamento sessuale” e “identità di genere” che sono concetti ben definiti da trattati internazionali, oltre che da sentenze dei tribunali e delle alte corti del nostro Paese.

Per il Family day “una legge bavaglio”

La legge Zan viene definita “una legge bavaglio inutile e pericolosa”. Una norma, dicono, e pensata per “impedire l’agibilità politica di milioni di italiani che si riconoscono nella visione della famiglia naturale”. Anche questo, il ricorso al concetto di “famiglia naturale”, è un film già visto quattro anni fa e, in realtà, mai finito.

In Italia i reati dettati dall’odio verso le persone gay, lesbiche, bisessuali e trans crescono a ritmi vertiginosi (come ha dimostrato Simone Alliva in “Caccia all’Omo”). Negli ultimi quattro anni sono quasi raddoppiati. L’Italia rimane uno dei pochi paesi occidentali a non prevedere tutele specifiche per le persone lgbt+.

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