Si preparano ad una maratona notturna i consiglieri regionali dell’Emilia Romagna dove, da oggi, è in discussione la legge contro l’omotransfobia.
Il centrodestra, come riporta l’Ansa, ha presentato 1787 emendamenti che vanno discussi e votati uno per uno. Di questi, solo 63si sono rivelati inammissibili. La seduta, quindi, è iniziata questa mattina e andrà avanti ad oltranza.
“Fratelli d’Italia in Emilia-Romagna ritiri le migliaia di emendamenti presentati in aula sulla legge contro le discriminazioni – è il commento del presidente del Cassero di Bologna Vincenzo Branà all’agenzia Dire -. Sarebbe una dimostrazione concreta di presa di distanza dalle minacce e le parole d’odio contro le persone lgbt scritte sui social network nei giorni scorsi proprio da esponenti Fdi. In caso contrario, sarebbe la dimostrazione che l’ostruzionismo della destra in Regione è solo il risvolto istituzionale delle minacce sui social network alle persone omosessuali”.
“Perché a Fratelli d’Italia – sottolinea Branà – appartengono anche quei consiglieri che in alcune città dell’Emilia-Romagna stanno chiedendo la schedatura delle persone omosessuali. E a Fdi appartiene anche il vicepresidente del Consiglio comunale di Vercelli, indagato per istigazione a delinquere per un post in cui ha scritto che gay e lesbiche vanno ammazzati tutti”.
“Ringrazio la maggioranza di centrosinistra – ha detto il presidente Stefano Bonaccini – per la sintesi trovata. Legittimo che la destra manifesti il suo dissenso, ma mi chiedo se per farlo si debba paralizzare l’Aula su un tema come quello dei diritti”. Il riferimento di Bonaccini è all’emendamento sulla gestazione per altri. Fortemente voluto da una parte dei consiglieri del Pd, ha provocato molte polemiche sia dentro il partito che con le associazioni.
A guidare l’opposizione il relatore di minoranza Michele Facci, di Fratelli d’Italia, in asse con la Lega, autore della maggior parte degli emendamenti. “Si vuole mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente – ha detto Facci -. Ed è grave che la Regione decida di schierarsi a favore di uno specifico orientamento ideologico. Esiste già una legge nazionale che tutela le persone dalle discriminazioni, questo provvedimento non ha senso”.
Non la pensa così il Movimento 5 Stelle che, pur critico su alcuni particolari, è sostanzialmente favorevole al provvedimento. Ma al M5S non sono piaciute le dichiarazioni di Bonaccini che riconosce loro il merito di avere in parte condiviso il testo.
“Evidentemente il presidente in questi ultimi mesi è stato talmente tanto impegnato a scattarsi foto su Facebook e a tagliare nastri che non si è accorto che il suo partito non ha accettato nessun tipo di miglioramento al testo – afferma la consigliera pentastellata Silvia Piccinini – altro che spirito di collaborazione. Come abbiamo sempre sostenuto, l’M5s era disponibile a votare la legge senza perdite di tempo e senza il passaggio in commissione, per evitare che il testo venisse stravolto dagli emendamenti proposti dall’ala cattodem”.
Il passaggio in commissione, però, serviva al PD a ricomporre la spaccatura provocata dall’emendamento sulla gpa, parzialmente modificato proprio durante l’ultima seduta.
“Invece di parlare di cose di cui evidentemente non conosce, Bonaccini dica al suo partito di approvare in aula i nostri emendamenti e i nostri ordini del giorno, che hanno come unico obiettivo quello di migliorare questa legge e far garantire alla Regione dei diritti reali alla comunità lgtb senza discriminazioni di alcun genere” conclude Piccinini.
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