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Delegazione turkmena in Italia. Arcigay: «Che fine ha fatto Kasimberdy?»

Una delegazione del Turkmenistan è in Italia per chiudere un accordo economico. «Oggi le aziende firmano un potenziale di 2 miliardi di accordi, sigliamo nel primo semestre 2019 un +100% nell’interscambio e un +60% nell’export italiano, quindi direi ottimi risultati e ottime prospettive» ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano a margine del Business Forum Italia-Turkmenistan, organizzato a Milano dall’Agenzia Ice e dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Ma l’occasione della visita della delegazione è servita ad Arcigay per inviare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte una lettera aperta per chiedere delle sorti di Kasymberdy Garayev.

KASYMBERDY GARAYEV

Giovane medico turkmeno, di Kasymberdy si sono perse le tracce il 24 ottobre scorso. «Human Right Watch – si legge nella lettera – ha denunciato la scomparsa di un giovane uomo in Turkmenistan dopo aver fatto coming out online. Il 21 ottobre RFE/RL (Radio free Europe) pubblicava un’intervista con un giovane che sotto pseudonimo raccontava le violenze e gli abusi subiti da parte della polizia turkmena a causa del proprio orientamento sessuale. Kasymberdy Garayev – è il nome del giovane medico protagonista dell’intervista – il 24 ottobre veniva identificato e convocato dalle forze di polizia per accertamenti».

LA SCOMPARSA

Dopo una settimana dalla convocazione del giovane presso gli uffici giudiziari di lui si è persa ogni traccia. Per questo il 21 ottobre, RFE/RL ha pubblico un video che che Arcigay definisce «Straziante, registrato dallo stesso Garayev poco prima di presentarsi alla polizia, in cui, temendo per la propria sorte, chiedeva scusa ai genitori». Ad oggi non si sa cosa sia successo a Garayev.

TURKMENISTAN E OMOSESSUALITÀ

«Il Turkmenistan è un paese in cui l’omosessualità è ancora criminalizzata e dove sono assenti le più elementari garanzie di uno stato di diritto; per questa ragione si teme per la sorte e per l’incolumità del giovane. Arcigay si rivolge quindi al governo italiano affinché esprima alla delegazione turkmena la propria preoccupazione e chieda conto di questa sinistra vicenda».

Cirinnà: “L’Italia non può restare in silenzio”

«Mi auguro che già in quella sede (al Forum, ndr) venga espressa preoccupazione per la sorte di Garayev – ha aggiunto Monica Cirinnà, senatrice del Partito democratico e membro della Commissione Diritti umani del Senato -. In Turkmenistan l’omosessualità è ancora reato, e violenze e discriminazioni contro le persone LGBT sono all’ordine del giorno». «Mi auguro – ha concluso la senatrice dem – che i rappresentanti del Governo presenti oggi a Milano colgano l’occasione per esprimere preoccupazione e chiedere chiarezza, e che il Ministero degli esteri si attivi al più presto. In Turkmenistan, come in Cecenia, assistiamo a violazioni inaccettabili dei diritti umani delle persone LGBT: l’Italia non può rimanere in silenzio».

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