Processo De Mari, chiesti 1000 euro: la difesa scomoda tragedia di Ancona

Mille euro di multa, è quanto richiesto oggi in tribunale, a Torino, durante il processo a Silvana De Mari per le sue affermazioni contro le persone Lgbt. La dottoressa, nonché autrice di romanzi fantasy, in passato si era distinta per aver pronunciato frasi offensive contro la comunità arcobaleno. Tra queste, ricordiamo: «Il movimento Lgbt vuole annientare le libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia», che scrisse nel suo blog nel 2017, come ricorda l’Ansa, o ancora «l’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo».

Chiesta una multa di 1000 euro

Il pubblico ministero ha chiesto al tribunale la somma di mille euro, chiedendo inoltre di renderla immediatamente esecutiva in quanto non ci sarebbero i presupposti per una sospensione condizionale. Sempre secondo quanto riporta l’Ansa, infatti, per il pm «è possibile che la De Mari in futuro continuerà a tenere comportamenti analoghi» e, inoltre, durante l’udienza «gli avvocati di parte civile hanno fatto presente che, in effetti, ancora in tempi recenti la donna ha reso dichiarazioni dello stesso tenore alla trasmissione televisiva 8 e mezzo».

Le parole della difesa: i pride fanno pensare al satanismo

La difesa di De Mari ha impostato tutto su un concetto abbastanza singolare di libertà di espressione: «Le frasi della dottoressa Silvana De Mari non sono diffamatorie perché si riferiscono solo a dei comportamenti generalizzati e non menzionano persone in particolare» ha pronunciato il suo avvocato, Mauro Ronco, durante la sua arringa. E sull’accostamento tra omosessualità e satanismo, il legale ha addirittura fatto notare che «nei pride ci sono molti segnali in questa direzione» in quanto «manifestazioni di carattere volgare, triviale, socialmente negative, dove i simboli cristiani sono utilizzati a modo di spregio e di vilipendio».

La tragedia di Corinaldo? È colpa dei pride

Insomma, un eventuale cattivo gusto ai pride – ci chiediamo a quali pride abbia mai partecipato il signore in questione – sarebbe, proprio come il surriscaldamento climatico, assimilabile al Maligno. Ne prendiamo nota. Nella sua difesa, Ronco ha toccato diversi punti, dall’inesistenza di testi sulle malattie sessualmente trasmissibili tra gay – ma non ci risulta che esistano malattie che fanno distinzione in base all’orientamento sessuale – e addirittura ha menzionato la tragedia di Corinaldo: «Perché ragazzini di 11 anni andavano a sentire questa persona? Perché c’è una cultura sbagliata». Insomma, se si muore in discoteca è colpa dei gay. Suggestiva, come ipotesi. Ma, forse, troppo lontana dalla verità. Si attende il verdetto.

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