Una strada di Gioia Tauro sarà intotolata a Ferdinando Caristena, ucciso dalla ‘Ndrangheta perché gay

Gioia Tauro (RC) intitolerà una strada a Ferdinando Caristena, commerciante ucciso dalla ‘Ndrangheta a 33 anni il 18 maggio 1990. L’uomo venne ucciso perché ritenuto gay e, quindi, non degno di far parte di una famiglia mafiosa. “Abbiamo da subito apprezzato e condiviso la proposta del giornalista Klaus Davi per intitolare una via cittadina al commerciante Ferdinando Caristena – ha dichiarato all’Adnkronod il sindaco di Gioia Tauro Giuseppe Pedà il cui mandato è giunto al termine perché la sua giunta è stata sfiduciata -, nostro concittadino e onesto commerciante, vittima di un agguato mafioso avvenuto il 18 maggio 1990″.

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Ferdinando Caristena

“Abbiamo voluto mandare un messaggio importante – ha continuato il primo cittadino -, perché la mia Giunta prevede che vada coltivata la memoria di tutte le vittime innocenti, cadute a causa della violenza mafiosa affinché il ricordo dei tragici fatti che hanno caratterizzato il nostro passato impedisca il ripetersi di simili eventi in futuro”. La giunta si è quindi espressa favorevolmente rispetto alla proposta, ma il sì definitivo deve arrivare dalla Prefettura.
La decisione è doppiamente importante perché se il Prefetto acconsentirà, Caristena sarà anche la prima vittima della ‘Ndrangheta a cui viene intitolata una strada di Gioia Tauro.

Il processo sulla morte di Caristena appurò che l’uomo fu ucciso da due killer perché ritenuto indegno di far parte di una ‘ndrina. Il commerciante, come certificò la sentenza in via definitiva, era completamente estraneo all’ambiente della criminalità organizzata calabrese. La sua unica colpa era il fatto che di lui si era innamorata Donatella Mazzitelli, appartenente a una famiglia legata al clan Molè, e i due stavano per sposarsi.

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Klaus Davi

Ma Caristena si diceva avesse anche una relazione con Gaetano Mazzitelli, fratello di Donatella. Una storia inaccettabile, per la cultura mafiosa dove l’omosessualità è ancora un tabù. Per questo, il clan Molè organizzò l’omicidio per il quale furono comminati due ergastoli, uno dei quali a Girolamo Molè.

Per Klaus Davi la decisione del Comune è una “grande notizia”, secondo quanto riporta l’Adnkronos.
“Ringrazio in primis il sindaco Giuseppe Pedà per la sua sensibilità, il pubblico ministero Roberto Di Palma e lo scrittore Umberto Ursetta che mi hanno aiutato a fare luce su questa terribile vicenda – ha dichiarato Davi -. Credo che dimenticare il sacrificio di Ferdinando sarebbe stato un oltraggio ulteriore alla sua memoria. Lui era stimato in tutto il paese. Tranne che da un branco di animali che per salvare l’onore lo fecero fuori. E scommisero sull’oblio. Facendo un grave errore”.

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