Niente benedizione alle coppie arcobaleno? Non serve, noi abbiamo Loredana Bertè

Come già detto altrove, la storia della mancata benedizione da parte dei preti cattolici non mi tocca. O mi tocca nell’esatta dimensione in cui potrebbe ferirmi il mancato appoggio divino per mano di uno sciamano animista. Lo Stato, per fortuna, è (e deve restare) laico. Si deve occupare del diritto, senza dare valutazioni morali di sorta su cosa è peccato o meno. Da ieri, invece, circola la notizia per cui la chiesa non vuole (e non può) benedire le unioni di persone dello stesso sesso. D’altronde, quando fai parte di un’istituzione che prevede le fiamme dell’inferno per l’annosa questione della masturbazione e che ha come testo base un libro che vieta di mangiare gamberetti, non puoi certo aspettarti di essere accolto a braccia aperte. Eppure la cosa fa discutere. E allora parliamone.

Perché è un problema per le persone Lgbt+ credenti

In primis, a me non tocca. Ok. Ma evidentemente tocca qualcun altro. Le persone Lgbt+ credenti, in primis. E no, non è bello sentirsi rifiutati dalla propria comunità di appartenenza. Poi, ok: possiamo discutere a lungo sul perché le persone credenti si ostinino a rimanere in una comunità che noi percepiamo come ostile. E le risposte, dal loro punto di vista, potrebbero essere molte. Per cui va a loro l’onere di spiegarne le ragioni. Ma io, da laico – nonché ateo, sbattezzato e scomunicato, ma ho pure dei difetti – penso che rientri nell’ambito dell’autodeterminazione. Per cui, massima solidarietà. Per quella cosa che si chiama spirito di comunità e che ci dovrebbe unire al di qua della stessa barricata.

Tra stupri e gamberetti

José Maria Bergoglio

Sì, concordo con chi dice che ci potrebbero essere delle conseguenze sul piano politico. Arriverà il senatore o la deputata che, in virtù dell’appartenenza al credo cattolico, si sentirà autorizzato a dire che non siamo meritevoli di diritti. Di tutti tutti, intendo. Ci concederanno di andare a fare la spesa senza essere insultati dalla cassiera e penseranno di essere avanguardisti scandinavi ai tempi delle prime unioni civili. E insomma, i parlamentari di cui sopra si opporranno a cose come la legge contro l’omo-transfobia o un futuro provvedimento per il matrimonio egualitario. E qui capisci quanto è pervasiva l’azione di un’istituzione che segue le grandi verità della Bibbia. Il libro in cui se mangi i gamberetti sei meritevole di fiamme eterne – che manco Daenerys Targaryen durante l’assalto ad Approdo del re – ma poi non è un problema se offri le tue figlie per uno stupro di gruppo (Genesi 19,8). Vuoi mettere la gloria di Dio?

La questione della benedizione? Un falso problema

Quindi, tolta la questione politica stricto sensu, che affronteremo come abbiamo sempre fatto – in modo confuso, coi nostri sgangherati eserciti e nonostante vecchi sacerdoti urlanti – la questione della benedizione è in verità un falso problema. Non abbiamo bisogno dell’avallo di un’istituzione logora, omofobica, misogina per dare dignità alle nostre relazioni. Perché questa dignità ce l’hanno di per sé. E poi, se proprio vogliamo vedere la questione sotto un profilo squisitamente teologico, a me dispiace per loro. Per certi fedeli cattolici e soprattutto per il loro dio. Ma voi ve lo immaginate un paradiso in cui non è ammessa la comunità arcobaleno? Sai la noia?

Il paradiso cattolico? Un vero inferno!

Loredana Bertè a Sanremo 2020 (Photo by Jacopo Raule / Daniele Venturelli/Getty Images)

Io non credo di voler andare a finire in un posto in cui danno in filodiffusione Radio Maria h24 per l’eternità. È già un problema schivarla in radio, pure nei rifugi antiatomici a momenti, figurati doversela sorbire per sempre nei nove cieli, Empireo compreso. Personalmente, per quel che mi riguarda, sarebbe un vero inferno. E invece, come dice il vecchio adagio, se il paradiso lo si sceglie per il clima, l’inferno è decisamente più interessante per la compagnia. A me spiace per i cattolici, ma ad un aldilà dominato da canti angelici al ritmo di “prendetemi per pazzo, ma pazzo per Gesù” preferisco un luogo con le musiche Lady Gaga e di Raffaella Carrà. Per non parlare dei balli di gruppo con Cristina D’Avena. Voi fate risuonare pure le trombe sovraniste di Lorella Cuccarini. Noi faremo risuonare le Cicale di Heather Parisi.

“Tu che giudichi il mio cammino…”

Il paradiso, quello vero insomma, ce lo teniamo per noi. Concludo, infine, con i versetti di una grande profetessa dei tempi moderni. Santa Loredana Bertè da Bagnara Calabra, che nel suo recentissimo Figlia di recita, solenne: «Tu che giudichi il mio cammino / prova a farlo sopra a questi tacchi». Le schiere – ben poco angeliche – delle drag queen non potrebbero essere più d’accordo. E tutti e tutte noi anche, quando aggiunge «nata così di me non cambio niente». Sì, rigorosamente al femminile, come è d’uso in arcobalenese.

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