Bari, aggressione omofoba si conclude solo per l’intervento di un bambino: «Non ucciderlo»

Un’aggressione omofona violentissima e conclusasi solo per il pianto del figlio dell’aggressore. È successo a Bari lo scorso 11 dicembre, ma il protagonista, Nicola De Marzo, ha deciso solo adesso di denunciare alle forze dell’ordine e all’opinione pubblica.

L’AGGRESSIONE IN PIENO POMERIGGIO

De Marzo racconta che erano le 19:15 e che si trovava al complesso residenziale di via Pezze del Sole, quartiere san Pasquale. Nicola, che gli amici chiamano Nik, doveva vedersi con un’amica per consegnarle il suo regalo di Natele. Una volta imboccata la strada del complesso residenziale, però, la situazione è peggiorata velocemente. Nik racconta di essersi ritrovato nel mezzo di una lite tra marito e moglie, parenti della sua amica. Questi lo avrebbero in un primo momento apostrofato «ricchione di merda».

LA SUPPLICA DEL BAMBINO

Spaventato, Nik avrebbe chiesto aiuto, alzando la voce. Proprio da questa richiesta d’aiuto sarebbe partita l’aggressione vera e propria. «Ti ucciderò di botte e uscirai morto da qui» sarebbe stata l’ultima frase prima che iniziassero a piovere pugni e calci. «Sono stato scalciato con colpi allo stomaco, al viso, a braccia e gambe. Ho perso conoscenza ma per fortuna è intervenuto uno dei passanti che ha fatto fuggire l’aggressore», ha raccontato alla Gazzetta del Mezzogiorno. L’aggressione si sarebbe fermata solo davanti alla supplica di smetterla del figlio undicenne degli aggressori, che avverrebbe chiesto di «non ucciderlo».

LA VITTIMA: «ADESSO HO PAURA»

Nik è stato soccorso, un’ora dopo, dagli operatori del 118 che l’hanno poi trasferito al Policlinico di Bari. Dalle foto pubblicate sui suoi social la furia dell’aggressione è evidente: ecchimosi, profondi tagli. La prognosi, infatti, è di quarantacinque giorni: Nik ha ferite su tutto il corpo, due costole incrinate, fratture interne, un braccio compromesso, un dente spezzato e l’omero slogato. «Tra ferite visibili e conseguenze psicologiche addormentarmi è diventato molto difficile, ho paura», ha raccontato. Il suo caso è stato preso in carico dall’avvocato Fabio Schino: «Rimango esterrefatto nell’immaginare che la sequela di eventi sia accaduta alla presenza del figlio minore. Confido nel lavoro della magistratura e attendiamo con fiducia l’evoluzione delle decisioni».

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