Elena Bonetti, neo ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, ha raccontato in una lunga intervista al quotidiano Avvenire quali saranno i punti cardine del suo dicastero: asili nido, assegno unico e ius culturae. Il gender? Non esiste.
Quando le è arrivata la notizia di essere stata nominata ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Elena Bonetti era all’estero per lavoro. Dice di essersi sentita sorpresa e onorata: «La mia esperienza di mamma e di educatrice mi ha insegnato che nulla di quello che facciamo vale per noi stessi e che tutto deve essere restituito per un bene più grande».
«Vorrei che il mio dicastero promuovesse coesione sociale e non divisione, perché pari opportunità e famiglia devono essere elementi fondativi della nostra comunità. Non permetterò che vengano strumentalizzati per alimentare una battaglia politica», dice la neo ministra Bonetti.
Secondo molti i governi precedenti si sono riempiti la bocca della parola famiglia per poi non attuare niente di concreto in proposito in fase di manovra finanziaria. Per questo Bonetti si dice contenta che nell’accordo tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico sia presente un riferimento esplicito alle famiglie come priorità di mandato. «Questa legislatura dovrà essere quella del Family Act: asili nido, assegno per i figli, più diritti per i genitori. Questo governo nasce mettendo al centro l’investimento sull’educazione e sulle famiglie, che significa investire sul futuro delle nuove generazioni, promuovere la natalità, dare la possibilità a tutte le cittadini e i cittadini di concorrere al bene comune come previsto dalla Costituzione».
I dettagli saranno ovviamente definiti con la prossima e imminente legge di bilancio. Per la neo ministra Bonetti il tema degli asili nido gratuito è «un primo passo di diritto all’educazione dei bambini nella fascia 0-3. Un sostegno alla cura dei figli per le famiglie, di contrasto alla povertà educativa e di promozione di equità sociale». Ha le idee molto chiare sul fatto che queste misure, come quella dei nidi, dovranno eliminare potenziali disuguaglianze sociali «che nelle prime fasi della vita rischiano di creare divari non già risanabili».
L’assegno unico invece, per il quale bisognerò attendere la finanziaria, non dovrà essere una misura spot, ma una vera e propria strategia di politiche. «Vogliamo strutturare un percorso sistematico e non frammentario che possa dare un aiuto reale ai nuclei familiari specialmente quelli più fragili, che offra concretamente a ogni famiglia la possibilità di progettare il proprio domani a partire da giovani.
Lavoro femminile e conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa. Sembrano essere questi i leit motiv della politica sulle pari opportunità che verrà. Secondo Bonetti la questione non è solamente quella di stare il gap di retribuzione salariale, ma «attivare politiche che favoriscano l’esperienza lavorativa per le donne, il cui valore sociale è il riconosciuto come essenziale per arrivare processi di crescita per il Paese».
Un accenno anche sul clima di odio che negli ultimi tempi ha preso piede: «Ci adopereremo contro ogni forma di odio, conflitto, discriminazione, in particolare verso i più fragili, le donne i giovani. La lotta contro il linguaggio dell’odio, anche quello diffuso sulla rete, contro ogni discriminazione, contro la violenza di genere saranno obiettivi a cui non faremo mancare la nostra azione di governo».
Per Elena Bonetti il fatto che lo scorso governo non sia mai riuscito ad approvare una legge sullo ius culturae è stata una grave mancanza. In tal senso ha deciso di appoggiare la proposta di Azione Civile, l’iniziativa di Renzi. «Ho sempre ritenuto che la scuola sia il primo luogo dove si costruisce la cittadinanza. Educare e formare nelle nostre scuote ragazzi nati e cresciuti in Italia ai quali di fatto non riconosciamo la cittadinanza è come allenare una squadra e poi lasciarne la metà in panchina. Ci perdiamo tutti».
L’intervista completa sull’Avvenire di oggi, 13 settembre.
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