Istanbul, attivisti LGBT chiusi in un bar: “Il nostro orgoglio cresce con l’oppressione” – VIDEO

Costretti a rimanere chiusi in un bar, come aveva testimoniato a Gaypost.it l’europarlamentare Daniele Viotti, dopo le violenze e gli arresti gli attivisti lgbt turchi decidono di filmarsi mentre leggono il comunicato che avrebbero voluto leggere in piazza. La polizia, però, ha impedito loro di farlo, prima di disperdere la folla con lacrimogeni e, appunto, gli arresti. Ricordiamo che sono stati 15 gli attivisti finiti in arresto e che tra loro c’era anche l’eurodeputata tedesca dei Verdi Terry Reintke. Nel video qui di seguito, la lettura del comunicato prima in turco e poi in inglese. A leggere in inglese è proprio Terry Reintke. Mentre il gruppo di attivisti mandava il video in diretta su Facebook, la polizia turca continuava ad inseguire gruppi di manifestanti bloccandoli nelle stradine più srette e caricandoli. Ecco il video e, a seguire, la trascrizione del testo.

Ecco il testo dell’intervento (di cui non siamo riusciti a decifrare alcune parole):

“Sono Terry Reintke, membro del parlamento europeo e sto per leggere il comunicato stampa che purtroppo non è stato possibile leggere fuori. La comunità lgbti+ di Istanbul non ha potuto leggere questo comunicato in piazza, tuttavia la manifestazione è stat dispersa e la comunità lgbti continuerà a leggere il comunicato stampa in un luogo sicuro. La ragione per cui leggiamo questo comunicato stampa oggi è perché la quattordicesima marcia dell’LGBT Pride è stata vietata. I pride sono le più grandi e variegate manifestazioni di massa che questo paese abbia visto. Nelle nostre marce noi affrontiamo questi tempi e questa è la nostra parte nella storia del mondo con amore e desiderio (…) prendiamo i nostri destini in mano, sognamo il nostro futuro, difendiamo la pace invece della guerra, il coraggio invece della paura, mostriamo che un mondo, una sessualità, un corpo e una vita diversi sono possibili. Coloro che hanno vietato la nostra marcia hanno usato la sensibilità della società come scusa. Quello che hanno tutelato non la sensibilità società, ma quella del governo. La società siamo noi. Quello che è stato vietato è il nostro tentativo di dar voce al desiderio di esistere come orgogliose persone di questo mondo. Le nostre richieste sono pace, giustizia ed uguaglianza. Vietare la nostra marcia è un fallimentare tentativo di zittire le nostre voci. Fallimentare perché l’orgoglio delle nostre esistenze cresce con ogni oppressione. Ci prendiamo con orgoglio tutti gli insulti che ci rivolgono. Usiamo i nostri limitati spazi per la solidarietà. Stiamo vivendo una rivoluzione in ogni strada che percorriamo, in ogni posto di lavoro, in ogni casa, in ogni amore e in ogni atto d’amore. Veniamo uccisi a Istambul, Ankara, Ismir (…) in Messico, in Bangladesh e ad Orlando. Noi esisteremo sempre, urleremo le nostre esistenze e saremo sempre orgogliosi delle nostre esistenze. Oggi non stiamo marciando, ma abbiamo cominciato a farlo. Il suono dei nostri slogan è nelle nostre orecchie, i colori dell’arcobaleno sono con noi, il profumo della libertà è nei nostri nasi. Abbiamo preso questa strada per chiedere più della tolleranza e del permesso. Rafforzeremo continuamente la nostra resistenza ovunque per chiedere che i nostri diritti personali, politici e sociali siano garantiti. L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono inclusi nella Costituzione e la realtà del movimento lgbti+ come attore politico è riconosciuta. Siamo più forti, più grandi e più rumorosi. Hanno ragione ad aver paura di noi perché ci stiamo unendo, stiamo crescendo e stiamo marciando“.

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