Storie

Perché sostenere #viajosola, al fianco delle donne

Forse in pochi di voi ricorderanno Pippa Bacca, l’artista italiana che andò in Turchia per viaggiare da sola vestita da sposa. Era un’azione performativa, la sua, il corpo e l’azione come arte. Al di là della valutazione che possiamo dare all’opera in sé, la manifestazione di un atto di libertà assoluta: lei, donna ed essere umano in quanto tale, ha fatto della sua essenza un omaggio all’arte. E lo ha fatto nel modo più bello che si possa immaginare: andando per il mondo e autodeterminandosi. Poi qualcuno l’ha notata. Ha visto il suo essere “femmina”, fuori dal suo ruolo prestabilito (che ci fa una donna sola, in giro per quei luoghi?), fuori dagli schemi (può una donna essere libera di viaggiare?) e allora, come si fa con le cose che non appartengono a nessuno, quel qualcuno ha pensato di poterne disporre a proprio piacimento. Uccidendola.

Maria Coni e di Marina Menegazzo

Scrivo queste parole per parlare di Maria Coni e di Marina Menegazzo, le due ragazze argentine uccise a fine febbraio, in Ecuador. Viaggiavano insieme, erano turiste “solitarie”, perché senza un maschio accanto si è percepite come sole, anche se si è in due. Ammazzate da due uomini che si erano offerti di dar loro ospitalità. Anche in questo caso, qualcuno ha voluto disporre della vita di chi voleva essere libera. Se viaggia sola, sarà una donna facile. E quindi una facile preda. Questo il pensiero di fondo. E quindi sarà semplice prendermela, avranno pensato ancora. Ma così non è stato e allora, come quando una cosa non funziona, la si butta via. La si distrugge. La si uccide.

Ciò che però è stato ancora più odioso, se possibile, è stata una certa reazione sui social network. Un commento fuori posto, un “se la sono cercata”. E per questo motivo, si legge su Repubblica, un’altra ragazza – la paraguaiana Guadalupe Acosta – ha pubblicato un post su Facebook, scrivendo “Ayer me mataron”. Ieri mi hanno uccisa. Due volte. Prima nel corpo, poi nell’anima. Il post ha avuto risonanza mondiale e si è creato l’hashtag , viaggio da sola.

Le donne vengono percepite come “sole” anche se in gruppo, quando manca un uomo con loro

Viviamo in un mondo in cui il contesto culturale è intrinsecamente di tipo patriarcale e sessista. Un mondo in cui c’è ancora differenza di genere. Un uomo che fa la stessa fine delle due turiste argentine avrebbe avuto commiserazione e pietà, sulle donne cala invece la condanna morale. Dovremmo chiederci perché ci sono, nel nostro contesto sociale, morti di serie A e morte di serie B. E trovare la risposta in quel dualismo che vede il maschio come detentore di privilegi e l’universo femminile come depositario di doveri. Lo stesso pensiero che, se ci si fa caso, condanna le sessualità non conformi alla norma – ricordate chi era Mario Mieli, vero? – proprio perché non obbedienti a quel rigido schematismo: se ti comporti come una donna, sei un uomo a metà. E quindi non meriti rispetto. Proprio come non lo si deve a una donna.

Credo che noi, in quanto appartenenti alla comunità LGBT, dovremmo sostenere ‪#ViajoSola, per molte ragioni: soprattutto noi maschi, proprio perché siamo uomini e perché gay. Proprio perché quella cultura patriarcale fa fuori anche quelli come noi. E perché è impensabile un mondo in cui si muore perché ci si prende la libertà di vivere la propria vita secondo la nostra umanità. Uomini o donne, non fa differenza.

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