E’ ufficiale. In Ungheria il Parlamento ha approvato la proposta del primo ministro Orban di impedire la riassegnazione legale del genere per le persone trans. Il disegno di legge proposto dal premier, a cui sono stati concessi pieni poteri per l’emergenza coronavirus, si è espresso favorevolmente con 133 voti contro 57 contrari. Il voto si è tenuto poche ore fa. A niente sono serviti i tantissimi emendamenti presentati dall’opposizione, tutti bocciati dal partito di maggioranza Fidesz-KDNP.
La legge era stata proposta con un tempismo sorprendente nella Giornata Internazionale della Visibilità Trans, lo scorso 31 marzo.
La modifica, che sembra minima, è in realtà sostanziale. Da oggi in Ungheria la legge non parla più di “nem” (che nella lingua nazionale significa sia genere sia sesso) ma di “születési nem” cioè sesso di nascita. Lo “születési nem” è definito come “il sesso biologico basato sulle caratteristiche sessuali primarie e i cromosomi”. Una volta registrato, quindi, il “sesso di nascita” non può più essere cambiato.
“L’impossibilità di riconoscere il genere legale viola chiaramente i diritti umani – denuncia l’associazione ungherese Hatter Society -. Contraddice anche le consuetudini della Corte Costituzionale Ungherese che nel 2005, 2007 e 2018 ha stabilito che il cambio di genere e di nome è un diritto fondamentale per le persone trans”.
“Non smetteremo di combattere – concludono dall’associazione -. Ci appelliamo al Presidente della Repubblica János Áder perché non firmi la legge ma la invii alla Corte Costituzionale per un parere”.
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