Uccise l’attivista lgbt Vincenzo Ruggiero e ne smembrò il cadavere per nasconderlo in un garage. Il giudice del tribunale di Napoli ha condannato in primo grado all’ergastolo l’ex marinaio Ciro Guarente accogliendo la richiesta della pm Vittoria Petronella.
Guarente era geloso del fatto che la sua fidanzata, Heven Grimaldi, convivesse in quel periodo con Ruggiero. Convinto che tra i due coinquilini fosse scattato qualcosa, decise di vendicarsi dell’attivista.
La sera del 7 luglio 2017 l’ex marinaio si presentò sotto casa di Ruggiero ad Aversa e lo freddò a colpi di pistola. Fece scempio del cadavere che poi cosparse di acido muriatico e cemento. A fornirgli l’arma fu Francesco De Turris il quale andrà a processo nelle prossime settimane con rito ordinario
In vista della sentenza, oggi il legale di Guarente ha giocato la carta delle attenuanti generiche in ragione della collaborazione del suo assistito durante le indagini al fine di ottenere uno sconto di pena. Quest’ultimo ha invece letto un documento davanti alla madre e a due fratelli della vittima chiedendo scusa per il dolore provocato.
Argomentazioni che non hanno convinto il gip Fabrizio Finamore il quale, nonostante la scelta del rito abbreviato, ha confermato la richiesta dell’accusa: fine pena mai.
I familiari della vittima: “Condanna giusta, ma non riavremo mai il nostro Vincenzo”.
Per Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli: “Nessuno ci restituirà Vincenzo, ma questa è una sentenza severa e giusta”.
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