Sì, so a cosa starete pensando: che ho una fissazione con gli eterosessuali. Ma a mia discolpa dirò che non ho nulla contro gli etero. Anzi, ho molti amici etero. E quindi li studio, li osservo e provo a capire il loro mondo. Una cosa che ho notato, ad esempio, è una certa difficoltà nell’uso di un lessico di base. Anche riconoscere il significato dei termini più comuni può essere difficile. A cominciare dalla più semplice delle parole: il NO. Ma prima di addentrarci nell’analisi di questo mondo, con un ulteriore focus sulla stagione degli amori, ricordo il primo e unico mantra possibile per articoli come questo: c’è molta ironia. Coglietela, insomma. Come fareste con le more in un rovo. Col rischio di pungervi, dunque. E intanto, mettete come sottofondo la musica di Superquark.
Tale rituale espone la vittima, pardon, la femmina destinataria delle profferte amorose a una serie di richiami, tutti miranti alla mettersi in mostra con la speranza di risultare sessualmente appetibile. Telefonate insistenti, posta indesiderata – nei casi più estremi, con esibizione di organi sessuali – controllo sui social network, inviti a uscire insieme e talvolta anche omaggi non richiesti, fanno parte di questo curioso rituale di accoppiamento che, a sentire le donne che lo subiscono, non ha alcuna possibilità di riuscita.
Altrove, soprattutto nei luoghi pubblici, la stagione degli amori si manifesta con complimenti in ascensore o nel luogo di lavoro, fino al pubblico vanto delle proprie prestazioni sessuali. Lo scopo, anche in questo caso, è quello di arrivare al successo relazionale e amoroso. Senza capire che, a furia di lasciar troppo spazio ai coglioni a discapito del cervello, porterà l’osservatrice a confondere il portatore con i suoi stessi organi genitali.
Insomma, i miei sono solo buoni consigli. Come dite? Che ne sa un gay di come funziona tra gli eterosessuali? Ragazzi – e qui mi rivolgo solo a chi non l’ha presa bene – ma se è da secoli che non fate altro, a parti invertite! Per una volta, di fronte a tanta tracontanza “non arcobaleno”, fatevi piacere un po’ di “gaysplaining”. Oppure, alla peggio, fatevi una risata. Come quando sentite qualche comico fare battute sulle persone Lgbt+. Dovreste esserci abituati. Pace e bene, insomma.
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