L’episodio conclusivo di Sense8 è finalmente arrivato. E non solo non ha deluso, ma è stato addirittura al di sopra delle aspettative. Il rischio c’era tutto: il tempo limitato – due ore e mezza di puntata, contro due stagioni intere – e la necessità di chiudere tutte le storie lasciate in sospeso potevano portare a una trama azzoppata. Nulla di tutto questo. Vediamo un po’ più da vicino cosa è successo. E attenzione: anche se abbiamo aspettato qualche giorno per permettere a quante più persone di vedere la puntata, questo articolo contiene spoiler.

La locandina dell’ultima puntata
Un sistema di alleanze
La prima cosa che colpisce è quella dei due mondi – l’umanità dell’homo sensorium e quella dell’homo sapiens – che si alleano per sconfiggere i temibili nemici della Bpo. Non solo i senzienti affrontano il terribile Wispers e arrivano a sfidare direttamente la camorra napoletana, ma le loro “famiglie” di supporto entrano in gioco per aiutarli in modo diretto: meraviglioso il personaggio di Amanita, che emerge con tutta la sua vulnerabile e pur irriducibile umanità . Imprescindibile Bug, che ci travolge con le sue stravaganze. Fantastici Hernando e Dani, che spiccano più di Lito stesso. E l’evoluzione di Rajan, il marito di Kala, è forse la più grande sorpresa del finale.
Una ragione per essere insieme
Insomma, esseri umani “tradizionali” e senzienti lottano insieme per salvare le loro vite, la loro quotidianità e, se vogliamo, anche il mondo intero da oscure macchinazioni che vedono i sense8 cattivi e le organizzazioni criminali lavorare insieme. Lana Watchowski inserisce, e nemmeno in modo così sotterraneo, il principio caro alla comunità Lgbt che per vincere le proprie lotte non ci vuole solo un’identità forte e una coscienza critica: ci vogliono alleanze. E quando “diversi” e “normali” trovano una ragione per essere insieme – in nome di quell’amor vincit omnia che dà il titolo all’episodio – il successo è dietro l’angolo. Vogliamo prendere esempio, una volta per tutte?
I riferimenti letterari in Sense8

Una scena del finale
Un altro aspetto che emerge chiaro e forte è l’amore per la letteratura e la conoscenza. Il titolo della puntata ci richiama il ricordo di Virgilio. Lo stesso Hernando è al centro di un momento fondamentale, in cui la cultura letteraria diviene “cavallo di Troia” per entrare nel palazzo della camorra e procedere all’assalto contro la criminalità . Una scelta narrativa che diviene simbolo ulteriore: quante volte abbiamo sentito dire che le mafie si distruggono con la cultura? E, come indicato altrove, anche nella storia di Nomi e Amanita abbiamo un omaggio alla letteratura: il loro incontro nella libreria City Lights di San Francisco, «preziosa libreria indipendente del mondo, dove è nata la beat generation» è paradigmatico. E si svela anche il segreto del nome di Nomi: know me. Conoscimi. Appunto.
La libertà sessuale come manifesto politico
E poi c’è il messaggio politico. Forte, rivoluzionario, che non cede di un millimetro di fronte al fatto che la liberazione sessuale è il primo gradino per la costruzione di una nuova umanità . Pensiero che, nel caso di Sense8, ha un suo centro fondamentale nella lotta delle persone Lgbt contro il sistema eterosessista dominante. Lo vediamo in almeno due momenti: nel bacio tra Rajan e Wolfgang, che sigla la nuova “troppia” e che non impone a Kala di scegliere tra due uomini, ma le permette di tenerseli entrambi. E nell’ultima scena, che sfuma sullo strap on usato da Nomi e Amanita, durante la loro prima notte di nozze. Usato e bagnato. E rigorosamente raibow.
Una serie ribelle

Sense8 al pride di Rio de Janeiro
Solidarietà , reciproco aiuto, riconoscere l’altro/a da sé. È questo il messaggio che ci restituisce l’ultima puntata di Sense8, ma che è il sottotesto di tutta la serie tv. Una serie che possiamo definire ribelle e che si riassume in due frasi: quella che pronuncia Nomi Marks, quando si decide di andare in guerra contro la Bpo: «La tua vita può essere definita dal sistema o dal modo in cui sfidi il sistema». E quella che dice l’amica francese di Riley, parlando degli episodi di terrorismo che hanno ferito a morte Parigi: «La nostra risposta sarà sempre la stessa: vive la résistance! O come direste da voi: vaffanculo». Azione e resilienza. Per costruire un mondo più bello, dominato da sentimenti migliori rispetto a quelli tuttora imperanti.
Come in un pride
Sense8, in conclusione, non ci rapisce solo per il solido impianto narrativo, avvincente ed emozionante. Questa serie tv non è solo un piccolo capolavoro del fantasy per come è costruito, ma soprattutto per ciò che si porta dentro: dal riconoscimento di tutte le dimensioni dell’essere a una poderosa rivendicazione politica. Bisessualità e storie poliamorose, relazioni interrazziali, cosmopolitismo, questione femminile e critica al sistema dominante… sembra di leggere il documento politico di un pride, insomma. E c’è di più: le Watchowski hanno preso una cultura minoritaria, quella Lgbt, e l’hanno inserita in un prodotto di massa in cui tutti e tutte si possono riconoscere. E questo è un grande merito che va loro riconosciuto.