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Le scoperte geografiche, al Brancaccino. Con Daniele Gattano alla scoperta di sé

«La barba, non mi fare pensare alla barba!» mi dice Daniele Gattano mentre parla del suo spettacolo Le scoperte geografiche, del quale Gaypost è media partner, che si terrà a Roma al Brancaccino – la prima è prevista per il 2 marzo – e per cui, per esigenze sceniche, ha dovuto radersi. «Devo interpretare un adolescente, ma senza barba lo sembro anch’io!». L’opera, infatti, narra della storia di due compagni di scuola, che poi si ritrovano da adulti, e indaga sul sentimento tra i due che nasce nell’adolescenza e si sviluppa, dopo fasi di lontananza, fino alla vecchiaia dei protagonisti.

All’inizio delle “Scoperte”

La locandina

«L’idea è nata da un corto teatrale preparato per il premio Dante Cappelletti, due anni fa», ci rivela Gattano. Scritto da Marco Morana, la pièce è arrivata in finale. Quindi, qualche anno dopo, Virginia Franchi – che è anche la regista – ha deciso di produrlo, arrivando al Brancaccino. «Marco ha completato la trama, aggiungendo alla vicenda dei ragazzi tredicenni quella dei protagonisti in età adulta. E così, come per le scoperte geografiche, questa è una storia della scoperta di se stessi, della propria identità».

Le tre età dell’uomo

L’opera affronta le tre stagioni della vita dell’uomo, dalla fanciullezza alla vecchiaia. Abbiamo così la possibilità di vedere la trasformazione della psicologia dei personaggi in scena – insieme a Gattano, che interpreta Ferdi, abbiamo anche Michele Balducci nel ruolo di Cris – e la loro diversità nei confronti dell’omosessualità: «Il mio personaggio è più risolto, mentre l’altro vive con maggiore senso di colpa la sua identità, a cominciare dai problemi con la madre».

Il sentimento in scena

Daniele Gattano

Al centro della scena non c’è comunque (solo) la narrazione della sessualità, bensì l’evoluzione di un sentimento: «Anche mia madre ha visto lo spettacolo e mi ha detto che a un certo punto è l’amore tra i protagonisti che si vede, non più il fatto che siano due ragazzi gay». Che è un po’ come dovrebbe essere, gli faccio notare. «Bravo, come dovrebbe essere!», mi conferma Daniele, sorridendo.

Il progetto con Jump

Da Colorado al palcoscenico della scena romana, passando per l’impegno per la comunità arcobaleno, Gattano ha anche realizzato, recentemente, un video per Jump, il gruppo di persone Lgbt con disabilità che si riunisce al Cassero. «Durante le mie puntate a Colorado mi ha scritto Giuseppe, un ragazzo gay e disabile chiedendomi di realizzare uno sketch per ironizzare sulla cosa. Ci ho pensato e gli ho risposto di sì. Ne è nato un video, in cui uniamo la vena ironica a concetti più profondi. Ad esempio, si parla del rapporto tra disabili omosessuali e sesso».

I tabù sul sesso dei disabili

Il video per Jump

Proprio il tema della sessualità, riguardo alle persone disabili, è uno dei grandi tabù della nostra cultura e ci sono ancora molti stereotipi e pregiudizi su questa realtà. «Giuseppe mi ha detto chiaramente “Noi abbiamo un rapporto col sesso che è carnale come chiunque altro, non abbiamo la sessualità dei bambini”.» Il video parla delle storie di questi ragazzi, della loro “normalità” «come il rapporto tra una donna normodotata e una disabile che vivono in tutta tranquillità la loro storia».

Guardare l’altro, non la sua condizione

Il gruppo, precisa Daniele, serve a confrontarsi su problemi reali: «Se hai una madre come Daniela Santanché che cosa le dici, di portarti a Mucca?». Non un ghetto nel ghetto, ci tengono a far sapere i ragazzi di Jump, ma un luogo per incontrarsi e parlare di se stessi. «In questi mesi che li ho frequentati, mi è capitato di litigare anche con Giuseppe. Lui apprezzava tutto questo, perché diceva che lo vedevo per quello che era, senza mettere in mezzo al nostro rapporto la sua condizione». Ed è questo forse l’aspetto più bello: conoscere l’altro, senza farsi condizionare da una parola che ha la pretesa di raccontare una vita intera, ingabbiandola nel luogo comune. E Daniele Gattano ci prova, tra  palcoscenico e vita vera.

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