Le leggi anti-gay, spacciate per norme sulla libertà di culto, in discussione o approvate in alcuni stati Usa, continuano a creare danni ingentissimi all’economia di quegli stati. Se il governatore della Georgia ha posto il suo veto sulla norma approvata dal locale Parlamento solo qualche giorno fa, evitando così l’annunciata emorragia di investimenti, lo stesso non è accaduto in altri stati. In stati come il North Carolina e il Mississippi, infatti, dove la legge è stata promulgata, aziende del calibro di PayPal hanno ritirato i loro piani di investimento. L’azienda di pagamenti virtuali ha fatto sapere che non realizzaerà più a Charlotte (North Carolina, appunto) il suo nuovo centro operativo globale sul quale avrebbe investito 3,6 milioni di dollari e che avrebbe dato lavoro a 400 persone.
“Capisco il dissenso – ha risposto il governatore McCrory – ma anche quando andavo a scuola gli spogliatoi erano saparati tra maschi e femmine”. Secondo UsaToday, la decisione di PayPal comporterà per la contea in cui si trova Charlotte una perdita di circa 20 milioni di dollari l’anno.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche altre aziende, come la farmaceutica Braeburn Pharma che aveva progettato la realizzazione di un centro di ricerca e produzione nella contea di Durham per un investimento pari a 20 milioni di dollari e circa 50 posti di lavoro. L’azienda cambierà location, per via della legge considerata discriminatoria contro gay, lesbiche, bisessuali e trans perché va contro “le nostre convinzioni sulla parità di trattamento e l’uguaglianza per tutti gli individui”.
Non sono da meno le aziende dell’IT. Sono 35 le imprese che lavorano nell’ambito della tecnologia che hanno firmato l’appello di Human Rights Campaign per chiedere il ritiro della legge. Un settore che nel North Carolina vale l’11% dei guadagni e delle vendite. Tra queste anche IBM, Facebook, Red Hat, ma anche Bank of America.
Le cose non vanno meglio in Mississippi dove proprio ieri il governatore Phil Bryant ha firmato una legge che consente alle organizzazioni e alle aziende di non offrire i propri servizi e prodotti alle persone omosessuali e trans sulla base delle proprie convinzioni religiose e garantisce ai funzionari pubblici la possibilità di rifiutarsi di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Contro la legge si erano schierati brand come Toyota e Nissan e la Mississippi Manufacturers Association aveva chiesto al governatore di mettere il veto alla legge.
In Indiana, dove una norma simile è in vigore da un anno, Angie’s List ha cancellato la realizzazione di un nuovo quartier generale a Indianapolis per un investimento pari a 40 milioni di dollari, ora persi, mentre Salesforce (un’azienda la cui sede si trova a San Francisco) ha offerto ai suoi dipendenti dei pacchetti di ricollocamento in altre sedi per permettere loro di lasciare l’Indiana. Secondo il New York Times, avere approvato queste legge, sebbene sia stata un po’ ammorbidita dopo le prime proteste, è costato all’Indiana circa 60 milioni di dollari.
(immagine principale: New York Times)
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