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Persecuzioni dei gay in Cecenia: il Cremlino dice di non sapere nulla

Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino non conferma, ma non smentisce neanche, le notizie circolate ieri sui raid anti-gay che avverrebbero in Cecenia. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax, Peskov ha dichiarato di non essere “in possesso di informazioni a riguardo, non è prerogativa del Cremlino”. “Se le forze dell’ordine, secondo alcune persone, hanno commesso azioni ritenute violazioni – ha aggiunto Peskov -, allora queste persone possono utilizzare i loro diritti e rivolgersi a un tribunale”. “Non sono un grande esperto in materia di orientamento sessuale non tradizionale e non posso rispondere alla domanda in modo competente”, ha concluso.

Le autorità cecene negano la presenza di gay

Ieri era arrivata la smentita del portavoce del presidente ceceno Kadirov che però, più che smentire le persecuzioni, negava l’esistenza di uomini gay nella popolazione cecena. “È impossibile perseguitare chi semplicemente non esiste nella nostra Repubblica” aveva detto Ali Karimov.
Secondo quanto riporta l’Agi, il portavoce del ministero degli Interni della regione ha detto al quotidiano russo Rbc che la notizia era solo un pesce d’aprile.

Voci insistenti e credibili

Ma a confermare tutto c’è anche Ekaterina Sokirianskaia, direttrice dell’International Crisis Group per la Russia, che ha riferito al Guardian di aver ricevuto informazioni preoccupanti sulla questione da diverse fonti, negli ultimi 10 giorni. “Ho sentito che questo sta accadendo sia a Grozny, che fuori Gorzny, e tra persone di diverse età e professioni”, ha detto l’attivista. Secondo Sokirianskaia, il tabù che vige in Cecenia sulle persone omosessuali rende particolarmente complesso reperire informazioni dalle vittime e dai loro familiari. “Il numero di segnali che sto ricevendo da diverse persone, però, – ha concluso – rende difficile non credere che arresti e violenze stiano realmente accadendo”. “Il segnale è così mostruoso che senza dubbio richiedere una verifica accurata”, ha dichiarato il capo del Consiglio per i diritti umani presso la presidenza russa, Mikhail Fedotov, citato da Ria Novosti.

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