Politica&diritti

Perché Grillo ha sbagliato, spiegato alla sua base

Premessa: l’analisi del testo è quell’azione per cui si prende un enunciato (scritto o orale) e lo si sottopone ad indagine per capirne il senso, i contenuti, le intenzioni di chi lo produce (detto emittente) e l’effetto che vuole suscitare. È pratica utile perché insegna a saper “leggere” qualsiasi produzione testuale, coglierne il significato, sapersi relazionare con esso, difendersi nel caso ce ne fosse bisogno e così via. È ancora un procedimento complesso che viene insegnato a scuola e nelle università. Aiuta, in poche parole, a capirci qualcosa. E questa è una.

Il momento della battuta su Di Maio “omosessuale”

Poi ancora: sta facendo discutere sui social la seguente frase di Beppe Grillo: «Aspettavo un avviso di garanzia a me, aspettavo cinque chili di cocaina nella macchina, aspettavo che lui… scoprissero finalmente che è omosessuale!», detta a Nettuno alla chiusura del tour di Di Battista sul “No al referendum”, direttamente dal palco. A questa frase ne ha aggiunta un’altra: «Non c’è niente di male». A parer mio e di molte altre persone, quest’affermazione è nella sua prima parte un po’ omofoba e, nella seconda, un po’ paracula per una serie di ragioni che cercherò di enucleare.

Riprendiamo, innanzi tutto, la frase. Se guardiamo bene la dinamica con cui è stata prodotta, notiamo due momenti. Il primo, in cui enuclea una serie di “mali” che la stampa agiterebbe per infangare il buon nome dei pentastellati, tra cui essere gay. Nel secondo, tenta di riabilitare tale elemento dicendo che non c’è niente di male ad esser tale. Tra il primo e il secondo momento c’è una cesura, riempita dalle risate dell’uditorio.

Un tweet omofobo contro Vendola, ripreso da Grillo

Soffermiamoci quindi sul primo frammento dell’enunciato: la stampa potrebbe utilizzare tre esempi negativi a danno del buon nome dei 5S quali la cattiva condotta legale (avviso di garanzia), il crimine (lo spaccio di droga) e la sessualità (l’essere gay). Il comico non fa una distinzione a priori tra essere un delinquente, uno spacciatore o un omosessuale. Dà il tutto in pasto al suo pubblico, il quale metabolizza la cosa ridendo. Ecco il video (il testo prosegue sotto):

Non so se ve ne siete mai accorti, ma nella narrazione collettiva, anche giornalistica, l’associazione tra omosessualità e delinquenza o omosessualità e vizio rappresenta un’equivalenza abbastanza frequentata. Si pensi al caso Varani – in cui, ma guarda un po’!, emerge anche l’uso di cocaina – agli “omicidi in ambienti gay”, ecc.

Beppe Grillo a un comizio

Il comico, giova ripeterlo, non fa distinguo a priori. Li mette in sequenza in un crescendo che va dal danno per la collettività (il criminale è un pericolo pubblico), a quello più intimo (essere gay). Procedimento retorico chiamato climax, che crea attesa nell’ascoltatore e si risolve nel momento finale che Grillo affida al silenzio di qualche secondo e che scioglie la tensione del pubblico in una fragorosa risata. Quindi Grillo recupera la pausa del suo discorso (ma la folla continua a ridere) ricordando che “non c’è niente di male”. Il danno però è fatto: la gente ha allentato la tensione e l’equazione “omosessualità-svantaggio” è comunque passata.

La paraculaggine sta nel fatto che il leader dei 5S tenta un recupero “politicamente corretto”, dopo aver accontentato quella pancia di parte del suo elettorato – di destra e omofobo – che ha già tranquillizzato più volte in passato, dagli insulti a Vendola alla libertà di coscienza last minute sulle stepchild adoption, fino a certi provvidenziali messaggi notturni che hanno contribuito a lasciare senza diritti i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali. Tutti fatti che addensano nubi sulla credibilità riguardo i diritti civili e la questione omosessuale dentro il M5S e che il comico cerca in un certo qual modo di evitare, in modo maldestro.

Grillo annuncia la libertà di coscienza sulle stepchild adoption

Concludo questo discorso con un invito al ragionamento a quell’utenza pentastellata che, forse per fede cieca nei confronti del leader indiscusso e indiscutibile, forse anche per buona fede, non vede la criticità della cosa. Vediamo di fare il seguente paragone. Voglio dimostrare che la stampa ce l’ha con me e dico: “Sarebbero capaci di dire tutto di me, che sono mafioso o che sono iscritto al M5S”. So che il mio pubblico è sensibile al tema e magari scatta l’applauso, perché si associa l’essere grillino a qualcosa che non va bene. Poi, a mezza voce, dico che “non c’è niente di male”. Senza aver fatto, però, nessuna premessa sull’abuso linguistico, sul mettere insieme capre e cavoli. Nessun distinguo, del tipo “sarebbero capaci di mettere insieme attività criminali, come essere mafiosi, ad attività politiche lecite tipo votare Grillo, pur di confondere i piani”. A voi piacerebbe? Non credo.

Ecco, con noi è stato fatto esattamente questo. E mi chiedo: cosa pensereste se a dire una cosa del genere fosse una Meloni o un esponente del Pd? Per cui o ci indigniamo sempre, amici e amiche, o le lasciamo passare a chiunque. Tertium non datur.

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