Otto giovani gay arrestati in Tunisia, dall’Italia parte il mail bombing

Dieci ragazzi, alcuni dei quali meno che ventenni, sono stati arrestati in Tunisia con l’accusa di “sodomia”, prevista dal codice penale tunisino e condannata con la detenzione fino a tre anni. Tra loro anche due ragazze la cui posizione non è ancora chiara. Per chiederne la liberazione, e la fine della persecuzione delle persone lgbt, si è mobilitato l’intero movimento gay, lesbico, bisessuale e trans italiano che ha lanciato un mail bombing (ovvero l’invio massiccio di email) verso il governo tunisino e i consolati italiani in Tunisia.
Il testo dell’email è il frutto dell’appello diffuso ieri dalle associazioni italiane che porta la firma di 45 organizzazioni, oltre che di molti singoli tra giornalisti, scrittori, attivisti, cantanti e altre personalità (che potete leggere qui).

gay_tunisia1Ecco il testo che i promotori dell’iniziativa chiedono di inviare:
“Otto giovani, due libici e sei tunisini, e due ragazze tunisine sono stati arrestati giovedì scorso in una casa di Tunisi sulla base di accuse pretestuose, come quella di prostituzione. Gli otto ragazzi sono stati incriminati per sodomia: l’articolo 230 del codice penale tunisino punisce il reato di sodomia con pene fino a tre anni di carcere. Tra gli arrestati, ci sono anche tre ragazzi che erano già stati condannati e poi liberati per lo stesso “reato” passando alcuni mesi in carcere, dove avevano subito grotteschi “test anali” e violenti abusi dalle guardie e dagli altri detenuti. I giovani sono ora nel carcere di Mornaguia, tra i più famigerati di tutta la Tunisia, dove la loro incolumità fisica è messa a grave rischio.

Non è concepibile che un paese che ha fatto una rivoluzione per liberarsi da una dittatura, perseguiti qualcuno non per quello che fa ma per quello che è: arrestare un gay, condannarlo perché è gay, liberarlo e poi arrestarlo di nuovo perché continua a essere gay è più che paradossale.
Nessuno nega che il percorso per la democrazia sia difficile e lento, anzi: lo stesso fatto che si venga a conoscenza di ciò che accade è un segnale che le cose stanno cambiando e che nella società tunisina si è aperto un dibattito molto positivo proprio perché venga abolito l’articolo 230 del codice penale che punisce la “sodomia”.

Tuttavia è altrettanto evidente che, per l’ennesima volta nella storia, la persecuzione delle persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali) viene usata da forze politiche vicine all’integralismo religioso per ottenere consensi sulla massa meno secolarizzata mettendo in difficoltà i laici.
Come cittadine e cittadini che hanno a cuore i diritti e la libertà di ogni essere umano non possiamo accettarlo né temporeggiare: vogliamo che si arrivi a una soluzione nel più breve tempo possibile.

Dobbiamo agire per aiutare i giovani in carcere a difendersi, e perché il messaggio arrivi chiaro anche allo Stato tunisino: una tale concezione dei diritti umani esclude totalmente la Tunisia dai paesi democratici e, come sottolinea anche Human Rights Watch, il governo deve subito prendere provvedimenti perché non si ripetano abusi sugli omosessuali da parte delle forze dell’ordine, perché venga immediatamente abolito un articolo così discriminatorio e lesivo della dignità delle persone. Chiediamo l’immediata liberazione di tutte le persone incarcerate per il loro orientamento sessuale”.

gay_tunisia2Il testo va inviato anche in francese e questa è la versione tradotta:
“Huit jeunes, deux libyens et six tunisiens, e deux jeunes filles tunisiennes ont été arrêtés jeudi dernier à Tunis dans une maison privée sur la base de fausses accusations comme la prostitution. Les 8 garçons sont accusés de sodomie: l’article 230 du Code pénal tunisien, condamne la «sodomie» avec une peine pouvant aller jusqu’à trois ans de prison. Parmi les personnes arrêtées, il y a aussi trois des garçons qui avaient été condamnés et ensuite libérés pour la même «infraction» et qui ont passé quelques mois en prison, où ils avaient subi des grotesques “tests anals” et d’abus violents de la part des gardiens et des autres détenus. Ces jeunes sont maintenant détenus dans la prison de Mornaguia, parmi les plus tristement célèbres de toute la Tunisie, où leur sécurité physique est à risque.

Il est inconcevable qu’un pays qui a traversé un processus révolutionnaire pour se libérer de la dictature, maintenant poursuive ses citoyens non pas pour ce qu’ils font, mais pour ce qu’ils sont: d’emprisonner quelqu’un parce qu’il est gay, le libérer, puis arrêtez-le à nouveau car il continue d’être gay est plus que paradoxal.

Personne ne nie que le chemin vers la démocratie est difficile et lent, et le fait même que nous savons ce qui se passe est un signe que les choses changent et que la société tunisienne a ouvert un débat très positif précisément au fin que article 230 du code pénal qui punit la «sodomie» soit abrogé.

Cependant, il est tout aussi clair que, pour la énième fois dans l’histoire, la persécution des personnes LGBTI (lesbiennes, gays, bisexuels, transgenres et intersexuées) est utilisée par des forces politiques proche à l’intégrisme religieux pour parvenir à un consensus sur la masse moins sécularisé et pour créer des difficultés au sein de la société civile laïque.

En tant que citoyennes et citoyens qui se soucient des droits et de la liberté de chaque être humain, nous ne pouvons pas l’accepter ni temporiser: nous voulons arriver à une solution dans les plus brefs délais.

Nous devons agir rapidement pour aider les jeunes en prison à se défendre, et afin que le message passe clairement à l’Etat tunisien aussi: une telle conception des droits de l’homme exclut totalement la Tunisie des pays démocratiques et, comme Human Rights Watch même a remarqué, le Gouvernement doit immédiatement prendre des mesures afin que la maltraitance e les abus des personnes LGBTI par la police ne se répètent pas, et que l’article 230 du code pénal soit immédiatement aboli pour son effet discriminatoire et préjudiciable à la dignité des personnes. Nous exigeons la libération immédiate de toutes les personnes persécutées pour leur orientation sexuelle”.

Gli indirizzi a cui mandare il messaggio sono i seguenti:
mae@diplomatie.gov.tn
at.roma@tiscali.it
cotumi@tin.it
ct.genes@virgilio.it

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