“Ogni famiglia ha un segreto: che non è come le altre famiglie”. Lo ha scritto il drammaturgo Alan Bennett, e la compagnia teatrale “Le Brugole” lo ha scelto come epigrafe del suo nuovo lavoro.
Alfiere del teatro comico a tema arcobaleno, le attrici Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano raccontano da anni di donne che amano le donne, ammantando l’orgoglio e la libertà di raccontarsi di una buona dose di ironia.
Per l’occasione, accanto ad Annagaia Marchioro c’è Virginia Zini. E saranno proprio loro due ad accogliere anche chi, il 1 settembre al Gay Village di Roma, vorrà vivere una serata in famiglia. Che inizia come tutte, con le diapositive dei parenti: un rito ormai d’antan a cui siamo ancora tutti affezionati. Forse.
E forse è proprio questo a fare una famiglia, anche quella di una trentenne che ama l’idea di avere un figlio con la sua compagna, ma con lei vuole anche:“cani, gatti, zii, biciclette, vaccinazioni, lezioni di guida, notti insonni”.
Abbiamo chiesto ad Annagaia Marchioro alcune indicazioni su come muoversi agevolmente, una volta entrati in casa delle Brugole.
Crediamo che il comico sia un modo universale, liberatorio e anche profondamente rivoluzionario (quando è fatto bene, ovviamente!) per raccontare il mondo. E per permettere a tutti di approcciarsi anche a temi difficili come può essere quello dell’omosessualità.
Spesso avete giocato con gli stereotipi lesbici: può quindi avere un valore non solo negativo?
Lo stereotipo è il primo modo per agganciare il comico. Poi il comico per sua natura, deve andare anche a stravolgerlo, a romperlo, a farlo diventare imprevedibile. Possiamo vederlo anche come un archetipo che si fa carne. E poi alle volte si spoglia…
Avete deciso di parlare di famiglie: con quale obiettivo?
Abbiamo deciso di parlare di famiglie perché ci sembra che in Italia esista una forte discrepanza tra la famiglia reale e quella ideale. E che quindi il dibattito anche sull’omogenitorialità sia strettamente connesso a questo. Parlando di famiglie ci siamo accorte che ci trovavamo a raccontare della bellezza, della fatica, dell’universale diversità che accompagna la storia di ognuno di noi.
“Modern Family 1.0, senza dimenticare la leggerezza, si confronta anche con i dubbi che sorgono quando si vuole mettere su famiglia, e quando lo scelgono due donne, anche quelli pratici.
Scegliere di fare un figlio è sempre un azzardo, un salto nel vuoto. Però è anche vero che per una coppia omogenitoriale i problemi sono triplicati. Quindi è un salto nel vuoto in un canyon pieno di spine.
Prestate ai personaggi il nome e parte delle vostre storie personali, e un’altra parte specchia quella dell’autrice Giovanna Donini: come mai avete scelto di dare realtà alla scena e che valore pensate possa avere, per contro, lo strumento teatrale sulla realtà?
In “Modern Family 1.0” abbiamo mescolato reale e immaginario, in una scrittura comica e anche molto quotidiana, realistica e credibile. Ci sembra che questo sia un buon modo per creare un ponte con lo spettatore. E poi perché è quello che diverte anche noi. Vi sfidiamo a scoprire che cosa è vero e che cosa no.
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