Una morte che pesa molto, quella di Michela Murgia. Sia perché l’Italia perde una sua grande voce, sia perché il movimento femminista perde una grande militante. E anche perché il movimento e la comunità arcobaleno perdono una preziosa alleata. Fu infatti madrina del Sardegna Pride, a Cagliari, nel 2019.
Cinquantuno anni, sarda, scrittrice, conduttrice radiofonica, critica letteraria, ma anche attivista politica ed ex insegnate di religione cattolica. Non è facile inserire Michela Murgia in una casella comoda, esaustiva. Perché era tutto insieme e molto altro ancora. Tra le sue opere ricordiamo il romanzo Accabadora, con cui ottenne la fama letteraria su un ampio pubblico e che vinsei premi Campiello, Dessì e SuperMondello. Ancora, per la saggistica e tra i suoi libri di maggior successo, Istruzioni per diventare fascisti e Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (con Chiara Tagliaferri). Ancora, sul versante lgbtqia+ ricordiamo Good save the queer. La sua ultima fatica è Tre ciotole, altra opera di narrativa in cui parla del male che l’ha colpita negli ultimi mesi di vita.
Proprio riguardo la sua malattia, a maggio aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, ad Aldo Cazzullo. Aveva dichiarato di essere affetta di un tumore al quarto stadio e che il suo tempo stava volgendo alla fine. Sulla propria morte imminente, in quella intervista, dichiarò: «No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi».
Negli ultimi tempi non ha smesso di essere l’attivista femminista e Lgbt-friendly che abbiamo imparato a conoscere. Ha raccontato i suoi ultimi mesi di vita, il suo carcinoma, la sua famiglia queer. Ha criticato la politica, l’attuale governo e le scelte contro i migranti e contro la cancellazione di Saviano dal palinsesto Rai. Il mondo dello spettacolo la ricorda con commozione. Sui social migliaia i commenti di cordoglio da parte di quelle persone che l’apprezzavano come scrittrice e militante. Di certo, il panorama culturale italiano perde una voce poderosa, di peso. Una voce che mancherà.
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