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Mahmood contro il bullismo: ma siamo sicuri che il Moige sia stata la scelta giusta?

Iniziativa lodevole, quella di Mahmood: ovvero, quella di una capsule collection – in edizione limitata e pensata con Yoox – «per celebrare la bellezza della condivisione e dire stop al bullismo, di qualsiasi natura». E fin qui nulla di male. Ma come si è già saputo, con annesso polemica, i ricavi di questa opera di beneficenza andranno al Moige – Movimento Italiano Genitori onlus. E anche qui, diranno in molti, cosa c’è di male?

Le ragioni di Mahmood

Mahmood

Mahmood ha spiegato le ragioni per cui ha deciso di devolvere il ricavato al Moige: «Ho sempre raccontato di inclusione e inclusività perché credo fortemente in questo valore. Il bullismo è quanto di più lontano da me». E prosegue: «Tutto ciò che mi permette di raccontare qualcosa di me stesso oltre la musica diventa un altro modo di esprimermi, ancora di più se fatto per una charity». La domanda però sorge spontanea: si è scelta la realtà giusta?

Le dichiarazioni del Moige contro i gay

Negli anni passati il Moige non si è distinto per affermazioni particolarmente benevole nei confronti della questione Lgbt+. Contro I fantastici 5, programma che del 2005 in cui cinque gay aiutavano un eterosessuale a organizzare un appuntamento con una donna, ebbero a dire che il programma mirava a fare proselitismo omosessuale a danno di bambini e adolescenti: «È chiaro che presentare gli omosessuali sotto questa aurea dorata è solo un modo per dire che “Gay è bello”, anzi, che “Gay è meglio”» fu una delle loro dichiarazioni. Ancora, il Moige si scagliò anche contro l’omogenitorialità: «I diritti dei bambini devono essere messi al primo posto anche per ciò che concerne le adozioni» fu la dichiarazione di Maria Rita Munizzi, la presidente «e i bambini hanno il diritto di avere una famiglia composta da una mamma di sesso femminile e un papà di sesso maschile, così come accade biologicamente».

Moige e Barilla: “La famiglia naturale è una sola”

E non finisce qui. Ai tempi della polemica sugli spot “gay free”, il Moige si schierò apertamente dalla parte di Guido Barilla: «Solidarietà a Guido Barilla per gli attacchi liberticidi in merito alle modalità di comunicare i propri prodotti. Apprezziamo la scelta di comunicare il prodotto con la famiglia naturale e, come Costituzione indica, valorizzando il ruolo della donna ­madre in casa». Una visione che riduce, per altro, la donna ad angelo del focolare. «Crediamo che la libertà sia un principio indiscutibile e centrale in ogni comunicazione» dichiaravo ancora, «e fa piacere che una grande realtà come Barilla confermi la scelta comunicativa di parlare alla famiglia naturale composta da mamma, papà e bambini».

Contro Sailor Moon e Will & Grace

Il post sul “proselitismo gay”

Rimane, ancora, la memoria di un passato in cui l’associazione è stata particolarmente severa contro alcuni anime giapponesi e telefilm americani dove apparivano personaggi Lgbt+. Come ricorda Linkiesta, ad esempio, dobbiamo al Moige quei «tagli e modifiche a Sailor Moon, dove apparivano due personaggi lesbici come Haruka e Michiru e le Sailor Starlights, che cambiavano sesso causando nei piccoli spettatori “confusione sull’orientamento sessuale”». E ancora Linkiesta ci ricorda che, sempre in tv, sono arrivate «mazzate anche contro Will & Grace, diseducativa nel trattare il tema dell’omosessualità».

La replica del Moige: “Rispettiamo e amiamo tutti”

C’è anche da dire che stiamo parlando di affermazioni di molti anni fa. Open intanto riporta la replica del Moige, che di fronte alla polemica ha dichiarato: «Desideriamo ribadire, come già chiaramente detto in un’intervista del presidente e fondatore Maria Rita Munizzi nel gennaio 2016, che nei toni a volte aspri del dibattito, rispettiamo ed amiamo ogni persona, indipendentemente dalla sua cultura, religione, sesso, etnia, e dai suoi comportamenti, preferenze, ed orientamento sessuale». Sarebbe interessante capire come si declina, adesso, questo concetto di amore. Se passa necessariamente dalle censure passate o per il tentativo di cancellazione dei personaggi Lgbt+ dai media o se è cambiato qualcosa. Certo, si può obiettare che l’iniziativa di Mahmood è per la lotta al bullismo, non a favore della causa arcobaleno. Eppure le due cose si toccano. In che modo?

L’omo-transfobia è alla base del bullismo

Il bullismo e il cyberbullismo si nutrono, infatti, di quell’atavico disprezzo da parte della società nei confronti delle minoranze. A cominciare proprio dalla comunità arcobaleno. Adolescenti Lgbt+ o giovani su cui cala la scure del sospetto di una sessualità non conforme sono al centro di veri e propri atti di persecuzione dentro le scuole. Sarebbe interessante capire cosa pensa oggi il Moige rispetto a quelle questioni sollevate negli anni passati: parlare di omosessualità (e più in generale di persone Lgbt+) è ancora visto come proselitismo gay? L’unica famiglia possibile è solo quella eterosessuale? Perché il bullismo si fa forte anche di concetti come questi.

Il precedente sui progetti scolastici

Il post sulle adozioni

Per altro, proprio sul tema dei percorsi scolastici esiste un precedente che fa riflettere. Siamo al 2018, ai tempi del governo giallo-verde. All’epoca il ministro dell’Istruzione era Bussetti, della Lega. Gaypost.it riportò un articolo su «una nota del Ministero dell’Istruzione» in cui si riconosceva «il diritto al consenso informato dei genitori su tutti quei progetti extracurricolari e quindi non obbligatori». La misura, secondo chi operava nel settore, permetteva di bloccare i percorsi di educazione alle differenze, a scuola. Ad esultare, ci fu proprio il movimento no-gender. Ma non solo. Anche il Moige dichiarò: «Per troppi anni la partecipazione dei genitori alla vita scolastica è stata considerata marginale e superflua. Con questa Nota invertiamo la rotta e, finalmente, i genitori tornano ad essere responsabili e protagonisti dell’educazione e della crescita dei propri figli all’interno delle scuole». Come si concilia tutto questo con la lotta al bullismo?

Mahmood, hai chiesto al Moige come la pensa oggi?

Mahmood sicuramente sarà lontano da ogni forma di vessazione e non abbiamo problemi a crederlo. Forse ha qualche problema con il coming out, ma di questo si è parlato altrove. Ma forse, prima di collaborare con una realtà che ha fatto dichiarazioni abbastanza forti, per non dire offensive nei confronti di un’intera comunità, sarebbe stato il caso di capire come essa si pone oggi nei confronti di certe tematiche. E non certo per questioni di “ideologia”, ma perché ad essere vittimizzante di bullismo, oggi, sono moltissim* adolescenti Lgbt+ (e non, sospettat* di esserlo). Giusto per non lasciare il campo a fraintendimenti di sorta. Nella lotta al bullismo, infatti, è fondamentale non lasciare spazio a zone d’ombra. E invece sono ancora molti gli interrogativi a cui non si trova una risposta. E che generano, perciò, doverose polemiche.

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