Sono passati poco più di due anni da quando Michela Murgia annunciava la sua malattia e, con essa, l’arrivo imminente della sua morte. Che sarebbe avvenuta da lì a pochi mesi, in una giornata d’agosto come tante. Una notizia che rimbombò nelle coscienze di chi l’ha conosciuta e l’ha amata per i suoi libri e per il suo pensiero non solo per il fatto in sé, ma per la serenità e la forza con cui la scrittrice si incammino verso gli ultimi mesi della sua esistenza. La sua lezione è ancora viva, la sua voce risuona ancora. Per tale motivo proprio Gaypost ha organizzato, nell’ottobre 2024, un evento presso la libreria Igor, a Bologna, nell’ambito del progetto Narrazioni e linguaggio, con Giulia Blasi, per parlare dell’eredità politica della scrittrice sarda.
Ed è per questa ragione, per onorarne memoria e pensiero, che a Brescia si celebra un importante evento in suo onore.
Si intitola Il maggio di Michela Murgia, rassegna «organizzata in collaborazione con l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Brescia da Progetto GAPP – Gender in Action for Politics and Public Policies, Alilò futuro anteriore, CFST, Coro Clandestino, Oltre il Ponte, Purple Brescia», si legge sulla stampa locale. Evento che «nasce dalla collaborazione tra realtà femministe del territorio che credono profondamente nella necessità di fare rete». Cinque eventi gravitanti attorno a specifiche “parole chiave” che riportano il pensiero dell’autrice quali: antifascismo, potere, corpo, alleanze, relazioni.
Un pensiero, il suo, non solo lucidissimo, ma onesto nel senso più letterale del termine. Dalla critica ai femminismi in cui non si riconosceva, ma di cui riconosceva la legittimità politica, all’adesione alle istanze queer, per cui ha speso molte parole. Fino alla presa di posizione sulla gestazione per altri nel suo libro postumo Donare la vita, in cui affronta l’argomento con grande onestà intellettuale. Manca, Michela Murgia, in un contesto come quello attuale in cui l’involuzione civile sembra moneta sonante nel dibattito politico. Ben vengano, dunque, tutte le iniziative che ne ricordano lo spessore umano e culturale. Un modo per sentire meno la solitudine che la sua morte ci ha lasciato. Un modo per comprendere che non c’è nessun vuoto, tuttavia, perché le sue parole risuonano ancora, come detto in apertura.
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