L’Italia all’indomani del voto per le europee è la più a destra che abbiamo mai visto nell’era repubblicana. La Lega stravince con il 34,3%, ma soprattutto stravince Salvini che, da capolista in tutte le circoscrizioni, supera di non poco i 2 milioni di preferenze personali. Buono anche il risultato di Giorgia Meloni il cui partito arriva al 6,5%. Insieme, Lega e Fratelli d’Italia superano quella soglia del 40% che in base alla legge elettorale italiana, permetterebbe loro di governare il Paese. Appunto, l’Italia più a destra di sempre.
Il M5S crolla al 17,1% e paga lo scotto di essere stato l’utile idiota della Lega in quest’anno di governo e anche l’astensionismo del Sud al quale, evidentemente, il reddito di cittadinanza non è bastato per rimanere fedele a Di Maio&c. “Siamo l’ago della bilancia” è l’unico commento fatto finora dal vicepremier pentastellato. Ma le bilance hanno due piatti e l’ago sta in mezzo: quale sarebbe l’altro piatto, oltre alla Lega, non si capisce. La verità è che la bilancia pende prepotentemente verso Salvini.
Cosa accadrà adesso? Gli scenari prospettati dagli analisti sono i più diversi, ma tutti concordano nel dire che il governo non cadrà. Non subito. E del resto lo ha detto anche Salvini ieri che non chiederà mezza poltrona in più. Ma subito dopo ha ribadito i punti del contratto di governo che gli stanno più a cuore e su quelli farà pesare tutto il suo 34,3%.
Zingaretti festeggia il dato di partito. Con il 22,7% supera la soglia psicologica del 20 e recupera rispetto al disastro delle scorse politiche. Effetto degli appelli al “voto utile” dell’ultimo minuto? Aspettativa? Frutto della scelta unitaria del segretario? Forse tutti questi elementi insieme. Di certo il segno che il Pd, se vuole, ha un margine di recupero che deve coltivare facendo scelte precise e chiare, con una comunicazione schietta ed efficace e parole d’ordine chiare. Ma vale anche la pena sottolineare che la Lega stravince in Emilia Romagna dove arriva al 33% contro il 31% del Pd, e in Umbria dove conquista il 38,1% (contro il 2,5% delle scorse europee) mentre il Pd crolla al 23,98%: meno della metà della volta scorsa. Insomma, Zingaretti e i suoi si sbrigassero con i brindisi perché c’è poco da rilassarsi. Anzi.
Delusione per La Sinistra che, seppure non aveva dato per scontato di superare la soglia di sbarramento del 4%, certo non si aspettava di rimanere inchiodata all’1,7%. Non andranno a Bruxelles, dunque, Marilena Grassadonia e Ivana Pilieri.
E mentre nel resto d’Europa assistiamo ad una buona avanzata dei Verdi, questo non succede in Italia dove si fermano al 2,3%. Ma questo è un dato storico: i Verdi europei sono sempre stati molto più forti dei cugini italiani.
Del tutto ribaltata la prospettiva se guardiamo solo il voto degli italiani all’estero. I nostri connazionali che vivono altrove hanno dato il 30,9% di preferenze al Pd contro il 19% della Lega, il 14,8% del M5S, il 9,7 dei Verdi, l’8,3% di +Europa, il 4% della Sinistra e solo il 2,5 di Fdi.
Chi è emigrato, insomma, ha una visione del tutto diversa. Verrebbe da dire che la base della sinistra è scappata dal Paese ed è europeista, ma non basta.
Ma veniamo ai nostri temi. Nel suo discorso della scorsa notte, Salvini ha chiaramente parlato di “diritto al lavoro, diritto alla vita, diritto alla sicurezza”. Dietro quel “diritto alla vita” si cela un mondo, tra un bacio al crocifisso e un’invocazione “al cuore immacolato di Maria”. E’ il mondo ultracattolico che si batte contro il fine vita e contro l’aborto, quindi contro il diritto delle donne ad una maternità consapevole, oltre che a non essere madri. Ma è lo stesso mondo che fa riferimento ai Pillon, ai Fontana, ai Bussetti. Quella a cui Salvini liscia il pelo con cose come “padre e madre sulla carta d’identità”. Le conclusioni traetele da soli. Quel Fontana, per inciso, che poco fa ad Agorà ha dichiarato: “Cosa dico agli alleati M5s che avevano attaccato il Congresso di Verona sulla famiglia? “Scherza con i fanti ma lascia stare i santi. Non dimentichiamo che Italia e Europa hanno identità e origini ben radicate. Spesso lo dimentichiamo. E’ l’errore fatto anche dalla Ue. Quando si parla di famiglia e natalità sono valori fondamentali, bisogna stare più attenti alle nostre tradizioni”.
Tutti si aspettavano il trionfo del sovranismo, ma non c’è stato. Complice, secondo gli analisti, il boom di affluenza alle urne: hanno votato gli europeisti. I partiti sovranisti sono cresciuti, è vero, ma non hanno sfondato. Gli equilibri a Strasburgo non cambiano in maniera radicale, insomma: i due grandi partiti restano il PPE (170 seggi) e S&D (150), ma da soli non fanno maggioranza. Seguono i liberali con 107 seggi.
Marine Le Pen è il primo partito in Francia e questo sta facendo discutere molto. Ma di fatto ha preso gli stessi voti delle scorse europee ed ha un solo punto di scarto con Macron. Orbàn trionfa in Ungheria con il 50%
In Inghilterra trionfa Farange, l’uomo della Brexit, con un partito fondato alla vigilia delle elezioni. In Uk, però la situazione è particolare: c’è, appunto, la Brexit in ballo ed entro pochi mesi non ci saranno più eurparlamentari britannici all’europarlamento.
Crescono, come già detto, i Verdi: secondi in Germania, terzi in Francia. In Spagna vincono i socialisti del Psoe e anche l’Olanda vede la vittoria della sinistra.
I partiti sovranisti, divisi in tre gruppi, tutti insieme si attestano intorno ai 172 seggi: 58 per il gruppo a cui aderiscono Lega e Le Pen, ma non Orbàn che sta con il PPE. Salvini ha dichiarato questa mattina che ora “vinceremo la battaglia in Europa”, ma a Bruxelles rimane minoranza.
L’Europa, insomma, si è svegliata meno nera di quanto si pensasse e questo è un buon dato generale. Rimane quello italiano, di tutt’altra tendenza.
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