Frasi omofobe e sessiste: Sergei Polunin licenziato dall’Opera di Parigi.

Dopo appena 48 ore dall’annuncio della presenza del ballerino russo Sergei Polunin all’Opera di Parigi, l’istituzione francese fa dietrofront dopo le numerose proteste sollevate in rete dalla sua partecipazione, visti i suoi continui commenti omofobi e sessisti sul suo profilo Instagram.

Il licenziamento del ballerino da parte dell’Opera

Sabato scorso, con una lettera, la direttrice del corpo di ballo dell’Opera Bastille di Parigi, Aurelie Dupont, ha annunciato la cancellazione della partecipazione di Sergei Polunin all’evento previsto in cartellone dal 16 febbraio al 19 marzo che vedeva il famoso ballerino russo con il ruolo di Seigfried nel Lago dei Cigni.
La lettera è di poche lapidarie parole, dopo che per due giorni era montata la polemica sui social e sui siti di addetti ai lavori: la direttrice del corpo di ballo della prestigiosa istituzione francese, nel riconoscere la qualità artistica di Sergei Polunin, «è fuori discussione», condanna i suoi comportamenti come «incompatibili» con i valori della direzione e con quelli del corpo di ballo di cui è responsabile.

Le frasi omofobe e sessiste di Polunin

Il tatuaggio con il volto di Putin che Polunin mostra orgoglioso.

Sul suo profilo instagram,  qualche giorno fa, a ruota libera, il ballerino ucraino naturalizzato russo (grande sostenitore di Putin di cui ha anche un tatuaggio sul petto) ha proclamato a «tutti gli uomini che fanno balletto»: «Smettetela di essere deboli, siate guerrieri». Spiegando: «Ci sono già le donne a fare le ballerine, siate maschi. Gli uomini devono essere uomini e le donne devono essere donne». Incitando: «Siete lupi, leoni, i leader della famiglia. Dovete occuparvi di tutto. Che succede?». Concludendo con la massima: «È per questo che avete le balls (testicoli)».

Sergei Polunin, considerato dagli addetti ai lavori il “bad boy” del balletto classico, non è nuovo ad esternazioni  di questo genere e a post inappropriati sui social: per fortuna, però, anche grazie alle proteste di molti addetti ai lavori, questa sua presa di posizione omofoba e sessista non è passata inosservata portando l’Opera di Parigi al licenziamento.

 

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