Politica&diritti

Elezioni 2018: come vota l’elettorato sensibile ai diritti delle persone LGBT?

Quanto è diffusa la sensibilità sui temi lgbt tra gli elettori e le lettrici italiane? E soprattutto, com’è distribuito tra le forze politiche l’elettorato tendenzialmente friendly? Mentre ancora non sono pronti tutti i programmi dei partiti e delle coalizioni che si presenteranno alle elezioni politiche del 4 marzo, a rivelare questo dati è un sondaggio svolto da Euromedia Research su commissione del Gay Center.
Il dato che emerge con più chiarezza è che parliamo di un elettorato trasversale, non confinato alle sole forze di sinistra o di centrosinistra.

Diritti e sostegno

E’ quanto rileva dalla prima domanda sottoposta al campione di 1000 persone intervistate su scala nazionale dall’istituto diretto da Alessandra Ghisleri.
Indagando sui “favorevoli ai diritti ed al sostegno per le persone lesbiche, gay e trans”, l’istituto rileva che il dato maggiore di riscontra tra chi vota Liberi e Uguali (85,3 per cento) mentre quello più basso è tra chi preferisce la Lega (48,9 per cento). Ma a destra ad avere la percentuale più alta è il partito guidato da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, con il 67,7 per cento. Sebbene la domanda sia piuttosto generica (una politica “a sostegno delle persone lgbt” può avere declinazioni molto diverse, a seconda delle sensibilità degli intervistati), sono le domande successive a chiarire meglio il quadro.

I sì al matrimonio

Si dicono favorevoli al matrimonio egualitario, per esempio, solo il 29 per cento degli elettori di Fratelli d’Italia, mentre è ancora LeU a registrare la percentuale più alta (68,4 per cento). La percentuale totale non arriva al 50 per cento. A favore di misure contro il bullismo omotransfobico nelle scuole si dicono il 54,8 per cento degli elettori e elettrici di Giorgia Meloni, ma l’80,5 per cento di chi preferirà la formazione di Pietro Grasso. In totale, sono favorevoli il 66,7 per cento degli italiani che voteranno.

Una legge contro l’omofobia

Un po’ più basso, ma sempre ben superiore alla metà del campione, chi vorrebbe una legge contro l’omofobia e la transfobia: il 65,1 per cento, con il picco maggiore ancora una volta tra i simpatizzanti di LeU (85,3 per cento).
Solo il 15, 4 per cento, infine, sente l’esigenza di una “lista gay”, mentre il 27,3 per cento vi guarderebbe con interesse.
Mancano del tutto domande su una delle questioni più dibattuta, quella della genitorialità delle coppie dello stesso sesso (adozioni, riconoscimento alla nascita, accesso alle pratiche di procreazione assistita ecc.)

“Una battaglia che riguarda tutti”

“Non è vero che l’elettorato di centrodestra sia ostile ai gay – sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center -. Dunque, a volte, alcuni slogan o prese di posizione appaiono dettate più dal conformismo ideologico che da reali analisi delle tendenze elettorali” Per Marrazzo questa campagna elettorale deve “dire sì a programmi che pongano l’accento su obiettivi precisi e tra questi c’è sicuramente il mettere in campo azioni e politiche contro l’omofobia”.
“Una battaglia – continua – che non riguarda solo una minoranza di persone e che non è identitaria, ma che ha a che fare con aspetti della nostra vita civile, come l’educazione, la sicurezza, la famiglia, i giovani. Proprio come suggeriscono i recenti episodi di omofobia e le migliaia di vittime di discriminazione che ogni anno ci sono in tutta Italia”.

Un elettorato trasversale, ma programmi pavidi

Il segretario di Arcigay Gabriele Piazzoni sottolinea che “a un sostegno ampio e trasversale dell’elettorato a queste istanze, corrispondano programmi elettorali pavidi, lacunosi se non addirittura del tutto insufficienti”. “Innanzitutto – continua Piazzoni – il discorso d’odio non paga, questo è un monito chiaro che speriamo tutti e tutte vogliano raccogliere, soprattutto nella coalizione di centrodestra. A chi esibisce manifesti ipocriti e polverosi sulla cosiddetta famiglia tradizionale, deve giungere l’avvertimento che quel disprezzo per la diversità e per la pluralità di forme familiari di cui è piena la società non genera consenso, anzi rischia di essere un clamoroso boomerang”. Per Piazzoni il sondaggio mostra che “l’elettorato è molto più evoluto di chi vi si rivolge con quei manifesti o addirittura con espressioni sulla “razza”, come abbiamo tristemente letto in questi giorni”.

“I diritti civili ignorati dai programmi elettorali

“Alla sensibilità dell’elettorato alla questione dei diritti – sottolinea ancora il segretario di Arcigay – corrispondono programmi elettorali che, ad oggi, sembrano ignorare quasi totalmente questi temi o li trattano con una prudenza o una vaghezza del tutto inopportune. In questo senso facciamo un appello al coraggio, che deve essere un ingrediente centrale di chi decide di chiedere il voto ai cittadini e alle cittadine: bisogna alzare la posta in gioco, tracciare orizzonti che parlino di uguaglianza e di libertà. E non bisogna, al contrario, nascondersi né tantomeno vivere di rendita, cercando di raccogliere consenso sui traguardi raggiunti (ad esempio la legge sulle unioni civili), senza essere in grado di puntare a nuovi obiettivi, tutti urgenti e indispensabili”.

Una piattaforma per tutti i candidati

Piazzoni annuncia, infine che appena saranno note le liste dei candidati e delle candidate “Arcigay presenterà una piattaforma programmatica e la sottoporrà a tutti coloro in corsa per un seggio in Parlamento: sarà interessante a quel punto capire come i singoli candidati e le singole candidate intendano riempire i vuoti che oggi notiamo nei programmi elettorali”.

Elezioni 2018 – speciale diritti civili: tutto quello che c’è da sapere prima del 4 marzo

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