“Ci siamo detti disponibili a verificare la possibilità di trovare convergenze sulla legge Zan a condizione che non fosse l’ennesimo tentativo di allungare i tempi per non arrivare a votarlo. Per questo abbiamo chiesto di concludere entro la fine di giugno le audizioni e la discussione in commissione. Il presidente Ostellari e la Lega si sono detti indisponibili chiedendo di proseguire le audizioni per almeno due mesi. A questo punto è ancora più evidente come la richiesta di un tavolo di confronto sia puramente strumentale: si vuole solo perdere tempo e affossare la legge approvata alla Camera. A questo punto la richiesta di portare al più presto in aula il ddl Zan diventa una strada obbligata”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Giustizia del Senato Franco Miarbelli, scrive su Facebook a margine dell’ufficio di presidenza della Commissione che è appena terminato.
“Abbiamo chiesto alla nostra capogruppo a Palazzo Madama, Simona Malpezzi, di portare il ddl zan in aula. Alla prossima riunione dei capigruppo, lo chiederà ufficialmente: ora basta, andiamo in aula” commenta a Gaypost.it la senatrice Pd Monica Cirinnà, componente della Commissione. Nelle prossime ore si delineeranno meglio i modi e i tempi.
E’ probabile che ad appoggiare la richiesta del Pd ci saranno anche Leu, le Autonomie e il M5S che avevano anche firmato la lettera alla presidente Casellati proprio con questa richiesta. A quella lettera mancava la firma di Italia Viva.
Come per le unioni civili, dunque, a questo punto il testo di legge contro l’omolesbobitransfobia, la misogina e l’abilismo andrà in aula senza relatore. Con una differenza: questa volta non ci saranno voti di fiducia. La composizione dell’attuale governo e il silenzio totale di Draghi su questo tema non lasciano dubbi su questo. Perché la legge sopravviva ai voti segreti e passi senza stravolgimenti, servirà il voto compatto di tutte le forze che l’hanno votato alla Camera. Inclusi i senatori di Italia Viva e dei critici del Pd a cui, però, il segretario Letta ha chiesto di votare la legge così com’è.
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