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Il controverso referendum australiano sul matrimonio egualitario

A settembre gli australiani potranno votare, per posta, per dire se vogliono o no che il matrimonio venga esteso alle coppie dello stesso sesso. Una buona notizia? Non per tutti. Anche la comunità LGBT è spaccata. Non sul matrimonio, evidentemente, ma sul referendum. Non si tratta, infatti, di una consultazione il cui esito sarà vincolante per il parlamento, al contrario di quanto successo in Irlanda.
Quello che uscirà dalle urne non sarà vincolante e non obbligherà il parlamento ad approvare o no una legge sul matrimonio per tutti.

Ian Thorpe tra i testimonial

La campagna per il sì, comunque, va avanti e tra i testimonial ufficiali c’è anche il nuotatore Ian Thorpe, in prima linea per i diritti fon dal suo coming out. Thorpe ha girato un video insieme al suo compagno in cui spiega come registrarsi per potere votare. Gli australiani hanno infatti tempo fino al 24 agosto per registrarsi su un apposita pagina web predisposta dal governo. Solo così potranno partecipare al referendum.

Thorpie is here to remind you there are 4 DAYS TO GO! Help make sure couples like Ian and Ryan can take the plunge. Enrol or update your address by 24 August so you can #VoteYES: https://check.aec.gov.au

Pubblicato da Australian Marriage Equality su Domenica 20 agosto 2017

 

La contrarietà di una parte della comunità LGBT

Ma è anche questo tipo di votazione a non piacere ad una parte degli attivisti per i diritti delle persone LGBT. Secondo loro, infatti, si tratta né più né meno di un sondaggio tra i cittadini “ascientifico e irregolare”. La consultazione via posta, però, non è vietata e il parlamento può invocarla quando vuole.
Per alcune organizzazioni LGBT australiane, il referendum non è altro che una deresponsabilizzazione del parlamento a maggioranza liberale che, in questo modo, non affronta il tema. Per altro, ad un costo di ben 122 milioni di dollari australiani (circa 100 milioni di euro). Dal canto suo, però, il premier Malcolm Turnbull difende la scelta sostenendo che non fa altro che mantenere la promessa di non legiferare sul matrimonio egualitario senza aver prima sentito cosa ne pensano gli australiani.

I sondaggi propendono per il sì

I sondaggi, al momento, sono tutti a favore del sì. Secondo un sondaggio di Newspoll commissionato da The Australian, infatti, il 63% degli australiani è a favore del matrimonio per tutti. Inoltre, il 67% degli elettori ha dichiarato che andrà certamente a votare, mentre il 15% ci andrà “probabilmente”. Il 62% degli elettori ha dichiarato, anche, di volere che qualsiasi legge sul matrimonio egualitario includa delle tutele per la libertà di religione.
Un sondaggio svolto nei mesi scorsi tra gli elettori che si definiscono cristiani, inoltre, ha rivelato che il 54% di loro è favorevole al matrimonio per tutti.
La parte della popolazione che, però, è contraria, non sta certo a guardare.

La violenta campagna per il no

Una violenta campagna ha visto l’affissione di alcuni manifesti per le strade di Melbourne. Nei manifesti si vedono due uomini con altrettante cinture arcobaleno in mano. Al centro un bimbo che si protegge la testa, in attesa di essere picchiato. Lo slogan è “Stop the fags” (ferma i froci). Il testo riporta presunti dati statistici già ampiamente smentiti.
“Il 92% dei bambini cresciuti da genitori gay è vittima di abusi – si legge -, il 52% sono depressi e il 72% sono obesi”.
I dati sono tratti da uno studio del 2016 realizzato dal reverendo Paul Sullins della Catholic University of America e ampiamente smentito da studi successivi.
Alcuni attivisti hanno definito la campagna “spazzatura, non dibattito” e alla diffusione sui social media delle foto del poster molti utenti si sono recati sul luogo per toglierli, solo per scoprire che erano già stati eliminati.

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