Cesenatico, doppia aggressione omofobica. La vittima: “Pugni nell’indifferenza della gente”

La voce di Nicolò è ferma, anche se a un certo punto puoi sentire una nota di emozione. Ha subito non una, ma due aggressioni nel corso di una serata. È comprensibile quell’improvviso tremolio. Ma passa subito e lascia il posto all’indignazione, alla rabbia. Ma non è fine a se stessa. «Voglio che questa storia insegni qualcosa a molti ragazzi e ragazze Lgbt+ che la leggeranno. Voglio che passi un messaggio. Per questo ho denunciato. Per questo ho deciso di metterci la faccia». E la sua storia fa male, come i pugni che ha ricevuto. Come le parole che lo hanno ferito. E soprattutto come l’indifferenza che ha permesso tutto questo.

La doppia aggressione, nella notte rosa

La storia di Nicolò è stata riportata su Forlì Today: era alla Notte Rosa, una grande manifestazione che si tiene sulla Riviera Romagnola. «Lì ci sono molti locali che fanno musica. La gente sta lì, ascolta le canzoni e a volte balla, per come può, attorno ai tavoli». Nel locale dove si reca la vittima della doppia aggressione – a Cesenatico, insieme ad alcune amiche – c’è una vera e propria pista da ballo. Lì Nicolò bacia un ragazzo, come fanno tra loro molte persone eterosessuali. «Non credevo che stessi facendo qualcosa di sbagliato. Non stavo facendo nulla di sbagliato! Mi è arrivato un pugno. Mi sono girato per capire da chi fosse arrivato. Quindi un altro, che mi ha fatto volare gli occhiali».

La ricerca dell’aggressore

Un momento della Notte rosa, in riviera

L’aggressore, protetto dal buio e dalla ressa, si è dileguato nel nulla. Nicolò con le sue amiche si è messo a cercare l’uomo che lo ha aggredito, aiutato in un primo momento dal buttafuori che gli ha prestato soccorso. «Poi nulla, non siamo riusciti a rintracciare la persona che mi ha picchiato» dichiara ancora a Gaypost.it. «Arrabbiato, ho preso un bicchiere vuoto e l’ho lanciato lontano da me. Doveva esserci del ghiaccio. E ho inavvertitamente schizzato un altro ragazzo. Da questo episodio è partita la seconda aggressione».

La seconda aggressione

Il ragazzo colpito dal ghiaccio si fa minaccioso e lo insulta. Nicolò decide di andar via dal locale. «Non mi sentivo al sicuro» dichiara ancora. Ma viene raggiunto fuori, dalla persona che lo aveva già minacciato dentro. «Si dichiara orgogliosamente omofobo. Mi aggredisce verbalmente e mi minaccia ancora». Chiama il 112, Nicolò, ma l’attesa è lunga e vana. «Non me la prendo con le forze dell’ordine, capisco che in un evento del genere e con poco organico non è possibile accorrere subito. Ma mi sarei aspettato un atteggiamento diverso. Mi hanno detto di raggiungere un altro locale, ma avevo paura di essere inseguito e di essere aggredito».

L’indifferenza dei presenti

Poi, dopo sette minuti al telefono, la vittima riesce a raggiungere le sue amiche e vanno via, raggiungendo la macchina. «La mia migliore amica parlava con il ragazzo, dicendogli che se fosse stata lei a rovesciare il bicchiere non sarebbero stati lì a discutere. Ma lui non voleva sentire ragioni. Dichiarava di essere fieramente omofobo e di volermi picchiare. La cosa che mi ha colpito davvero è stata la totale indifferenza delle persone lì presenti». L’indifferenza. Che fa più male dei pugni dati al buio e delle parole che feriscono.

“Voglio che questa storia insegni qualcosa”

Nicolò, il ragazzo aggredito

«Voglio che questa storia insegni qualcosa a molti ragazzi e ragazze Lgbt+ che la leggeranno», me lo dice due volte Nicolò. «Mi son detto: o mi chiudo in casa o esco armato, la prossima volta. E mi rendo conto che non possono essere due soluzioni. La soluzione non è solo denunciare e non è solo pensare di doverci proteggere dalle aggressioni. La gente va educata. La mia storia la racconto perché chi non è omofobo, ma nemmeno una persona Lgbt, comprenda. Comprenda il rispetto. Io continuerò ad andare in giro, con lo smalto alle unghie e le scarpe col tacco».

Ad essere se stessi non c’è nulla di male

Nicolò è un ragazzo gay cisgender – così si definisce – di ventidue anni e ha capito cos’è l’omofobia. Con gli insulti, i pugni e l’indifferenza. E vuole che la gente sappia cosa è successo. Per chiamare la violenza col suo nome. E perché possa andare in giro a baciare un ragazzo in pista. A ballare, insieme alla sua più cara amica. Con lo smalto e vestito in modo “estroso”. Perché ad essere se stessi non c’è nulla di male. Il male sta altrove. Fuori da un locale dove la gente finge di non vedere. E lui, purtroppo, l’ha imparato sulla sua pelle. Come è successo altrove, in altre situazioni. Un triste déjà vu.

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