Un caso che sta facendo discutere quello Barbra Banda, campionessa del calcio femminile dello Zambia. L’atleta, infatti, che si è distinta alle ultime Olimpiadi della scorsa estate, non risulta idonea per la Coppa d’Africa. La causa: gli elevati tassi di testosterone nel sangue. Per tale motivo, non potrà quindi gareggiare. A riportare la notizia, il Washington Post.
Barbra Banda, ricorda la testata, «è emersa sulla scena internazionale registrando triplette consecutive contro Paesi Bassi e Cina alle Olimpiadi di Tokyo. Quella è stata la prima apparizione dello Zambia nel calcio femminile ai Mondiali o alle Olimpiadi, e la seconda tripletta di Banda ha alimentato un pareggio per 4-4 contro la Cina». Una giovane promessa del calcio femminile che, però, non potrà gareggiare con le sue compagne.
«La politica di verifica del genere della FIFA» apprendiamo ancora «che risale al 2011, stabilisce che “gli ormoni androgeni hanno effetti di miglioramento delle prestazioni” e quindi “la verifica del genere è di particolare importanza”». Il caso segue la recente e contrastatissima scelta da parte della FINA di escludere le atlete transgender dalle competizioni femminili negli sport acquatici. Per tale ragione si testano i livelli di testosterone. Ma non solo. In alcuni paesi si arriva addirittura all’ispezione genitale.
È quanto accade, ad esempio, in Ohio, negli Stati Uniti. «I repubblicani» riporta il sito Them «hanno approvato la loro versione del “Save Women’s Sports Act”, che include una disposizione secondo cui le atlete studentesse nello stato sospettate di essere transgender sarebbero soggette a ispezioni genitali». Un disegno di legge nello stato americano prevede infatti «che se il sesso dell’ atleta è “contestato”, deve fornire una dichiarazione medica firmata con la prova di “anatomia riproduttiva interna ed esterna”, livelli di testosterone e un'”analisi della composizione genetica del partecipante”».
Misure estremamente contestate per diverse ragioni. Innanzi tutto per il portato discriminatorio delle persone transgender coinvolte in questo tipo di ispezioni. Secondo poi, la crociata portata avanti dal “femminismo” transescludente di fatto va a colpire anche donne cisgender che hanno la colpa di avere corpi non conformi. A quale modello è facilmente deducibile. E qui la questione diviene pure razziale. Ma c’è di più.
Questo tipo di controlli sembrano coinvolgere prevalentemente, se non esclusivamente, il mondo delle competizioni femminili. Nessuno chiede a un uomo cisgender di provare il suo livello di testosterone, la sua “mascolinità” o l’aderenza a un corpo ritenuto ottimale per la competizione sportiva. Sono elementi che si danno per scontati. Per il mondo della competizione femminile, invece, l’ispezione del genere raggiunge livelli altamente invasivi. Con conseguenze che vanno a totale svantaggio delle donne. Transgender o cis che siano.
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