Politica&diritti

Brexit e diritti civili: forse il movimento lgbt dovrebbe studiare economia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione sulla Brexit inviataci da Rosario Coco, attivista per i diritti delle persone lesbiche, gay. bisessuali e transgender

Anche tra chi lotta per i diritti civili la Brexit ha creato non poco scompiglio. “Si è infranto un sogno”, “hanno vinto i populisti”, “i vecchi hanno sbarrato la strada ai giovani”, “su certe cose non ci dovrebbero essere i referendum”, “oggi si è fermata l’integrazione europea”.

È chiaro, quello che è accaduto non è un fatto positivo. Tutt’altro. Il punto è capirne le cause. Serve a poco dire che molte persone votano di pancia senza considerare che il voto sulla Brexit è solo l’ultimissima conseguenza di una serie di problematiche insite alla struttura dell’Unione ,he purtroppo al di là degli annunci non sono mai state affrontate. Ho sempre ritenuto che la strada dell’integrazione europea sia il futuro, ma ad integrarsi devono essere i popoli, non i vertici e le burocrazie. La strada dell’integrazione non si è certamente interrotta oggi, ma da quando a Maastricht è stata delineata una struttura della UE che ha premesso l’unità economica e dei mercati a quella fiscale e politica. Questa riflessione trova riscontro in un fior fiore di premi nobel, da Stiglitz  a Krugman passando per Milton Friedman. Si tratta qui di una riflessione tecnica che prescinde da posizioni politiche di destra o sinistra, nazionaliste o europeiste.

In tutto questo, il movimento LGBTI  si trova quasi “per natura” ad essere europeista, poiché ha potuto sperimentare sulla propria pelle quanto di meglio la cultura dell’integrazione europea abbia prodotto sui temi della cittadinanza e dei diritti civili. Tuttavia, proprio per conservare questo fondamentale portato di civiltà e democrazia, anche il movimento LGBTI deve interrogarsi e comprendere a fondo le cause di ciò che sta accadendo. Chi si oppone all’Europa non può essere frettolosamente bollato come nazionalista, omofobo e xenofobo. Dovremmo pensare che il 51% dei cittadini e delle cittadine britanniche sia diventato improvvisamente tale, in un Paese dove è in vigore il matrimonio egualitario?

Chi urla contro l’Europa, ogni singola persona, deve essere considerato un serio campanello d’allarme di un meccanismo che non funziona e che sta producendo disuguaglianze sociali a cui non possiamo restare indifferenti. Questo dovrebbe valere tanto per chi sta all’opposizione quanto per chi si trova a governare questa fase. nei vari Paesi europei Negli ultimi 12 mesi è stata tenuta dentro la Grecia con immani sacrifici di un intero popolo e si è persa la Gran Bretagna con la vittoria di Nigel Farage. Ci sarà qualcosa che non va? Anche fenomeni come quello francese, ad esempio, l’opposizione serrata alla riforma del lavoro, vengono da molto lontano, dal fatto che il modello di integrazione economica strutturato sin dal 1993 prevede inevitabilmente una diminuzione complessiva dei salari e delle tutele senza portare realmente a nuovo benessere sociale e a nuova occupazione.

Se il movimento LGBTI, in Italia come in Europa, vuole difendere davvero le conquiste raggiunte e proseguire sulla strada dei diritti, dovrà presto iniziare ad occuparsi anche di economia e a comprendere le vere cause che stanno alla base dell’avanzata dei nazionalismi. Il movimento, dalla sua nascita negli anni ’70, è andato incontro a diverse fasi e ha dovuto occuparsi nel tempo di tematiche molteplici e molto diverse tra loro: dal dramma HIV , alla salute e alle questioni delle coppie, dalla prevenzione sino ai temi dell’omogenitorialità e della GPA, dalla sicurezza sino ai temi legati all’informazione, ai media e alle dinamiche della Scuola. Adesso, con ogni probabilità, per molti di noi, per primo chi scrive, è tempo di prendere in mano i libri di economia e confrontarci con gli economisti, con l’onestà intellettuale di privilegiare chi, certi scenari, li aveva previsti. Se crediamo nell’Europa, davvero,  e vogliamo proteggere quella cultura di pace, uguaglianza e rispetto in cui tantissimi cittadini e cittadine europee ancora credono, dobbiamo spiegare con cognizione di causa come vogliamo risollevarla da questa crisi.

E questo dobbiamo farlo in primis proprio noi, persone LGBTI, che alla giurisprudenza europea, dai trattati alle sentenze, dobbiamo tantissimo.  Perché “i froci adesso dovrebbero fare gli economisti?” chiederà qualcuno. Bene, ricordiamoci di essere un movimento di persone, estremamente trasversale, di ogni identità sessuale, che costituisce un’avanguardia del progresso morale dell’umanità, in termini di libertà della persona, libertà del corpo, cultura del rispetto,  lotta all’oppressione e all’oscurantismo. Questo deve aiutarci a capire che dietro la recrudescenza della peggiore cultura omofoba, patriarcale e nazionalista, c’è una sofferenza sociale reale che deve essere affrontata in maniera adeguata, pena il rischio di andare incontro ad una scollatura progressiva con ampi strati della popolazione e favorire l’avanzare di uno spirito reazionario che potrebbe spazzare via anche ciò che abbiamo ottenuto, in questo caso sì, con mezzo secolo di Europa.

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