Ma anche i singoli attivisti, quelli che negli scorsi mesi hanno lavorato per sostenere il DDL Cirinnà nella sua formulazione originaria, non trattengono più il disappunto. “Il movimento siamo noi. Io sono uguale a Di Maio o è cambiato qualcosa?” dice Kemal Pasovic, uno degli animatori della pagina Facebook e componente dell’Osservatorio. “La definizione ‘utero in affitto’ non solo è errata, ma è violenta, attacca la donna e la decostruisce, la rende oggetto – aggiunge Cristina Leo, riferendosi alle parole di Grillo di ieri, che aveva parlato di vite ‘low cost’ -. Ma questo è volutamente strumentale. Usare i termini appropriati è il minimo che ci si aspetterebbe da chi da tempo propone e propugna un cambiamento culturale della società”.
“Sui diritti civili non si fa propaganda – incalza Kemal -. E poi scelga Di Maio: guardiamo al Canada o alla Tunisia?”. E un po’ si sentono traditi, gli attivisti “da tempo – spiega Cristina -. La percezione, per lo meno mia è che il MoVimento si stia trasformando in un partito, con decisioni che vengono prese non si sa da chi dove e quando, per esempio sulla libertà di coscienza. Grillo ha manifestato un dubbio, Di Maio manifesta assoluta non conoscenza della questione. E da un portavoce che potrebbe essere candidato alla Presidenza del Consiglio, mi aspetto molto molto di più, che affermazioni qualunquiste”.
Per Cristina, quelle di Di Maio sul referendum sulle adozioni per le coppie gay “sono parole buttate al vento per distrarre l’opinione pubblica…”. E a chi fa notare che l’elettorato del M5S è trasversale e attinge anche dalla destra, Kemal risponde: “Noi come M5S dobbiamo guardarci attorno perché il mondo che rappresentiamo è quello della tolleranza. Non dobbiamo inseguire i voti della destra. Altrimenti un domani diremo anche che l’unica famiglia naturale è quella uomo donna. La destra ha sempre più bisogno di politiche xenofobe per essere rappresentata. Ecco un omofobo o un razzista sbagliano a votare m5s. Non è il loro luogo e non deve diventarlo”.
Nonostante il contatto con gli attivisti che il M5S sostiene di avere da sempre, però, sembra che Di Maio non si sia confrontato con loro su questi temi, almeno non dopo le parole di ieri. “A Di Maio direi di andare a casa di una famiglia Arcobaleno – dice Kemal – e comprendere l amore che hanno verso i loro figli”. “Sono molto dispiaciuta per le sue dichiarazioni, gli chiederei di ritornare ad essere portavoce di tutti/e e gli sottolinerei che lui sa bene essere una strumentalizzazione (la discussione sulla GPA, ndr), e che in ballo c’è altro qualcosa di più semplice, la stepchild adoption all’interno delle Unioni Civili, ed una lotta alla discriminazione all’ omotransfobia”. Amarezza e rabbia, sono i sentimenti degli attivisti pentastellati e la consapevolezza che “se non ci ascolteranno non saremo noi ad aver perso, sarà il MoVimento, ad aver perso perchè avrà lasciato indietro parti di sè importanti, cittadini di serie B”.
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