Politica&diritti

La legge sul fine vita e il testamento biologico in 6 punti

È in corso in queste ore la prima discussione, alla Camera dei Deputati, sul disegno di legge comunemente noto come “fine vita”. In realtà, il titolo della legge proposta è: “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.

Una legge che, va precisato, non prevede il diritto all’eutanasia, ma affronta alcuni aspetti sulla libertà di scelta sui trattamenti da ricevere. Arrivata in aula sull’onda della storia di DJ Fabo, che è ricorso all’eutanasia in Svizzera a seguito di un incidente che lo aveva reso tetraplegico e cieco, la legge è fortemente avversata, almeno in alcuni punti, dall’ala più conservatrice del Parlamento. Secondo alcuni, infatti, includere la nutrizione e l’idratazione tra i trattamenti che si possono sospendere apre la porta all’eutanasia. Si tratta di un testo unificato nato dalla sintesi di diversi disegni di legge presentati in passato e approvato dalla Commissione Affari Sociali lo scorso 2 marzo.
Relatrice del testo è l’onorevole Donata Lenzi del Pd.

Ecco quali sono i punti più salienti della legge in discussione.

Consenso informato

Stabilisce il diritto della persona malata di conoscere quali siano le proprie condizioni di salute e “di essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile” a proposito di diagnosi, prognosi, benefici e rischi delle terapie. Una volta a conoscenza di tutto questo, il paziente ha diritto di decidere se “rifiutare, in tutto o in parte (…) qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario”.

Nei trattamenti sono inclusi anche la nutrizione e l’idratazione artificiali. Nel caso in cui la persona malata abbia dato il consenso, può revocarlo in qualsiasi momento e il medico deve attenersi alle decisioni del paziente, quindi anche sospendere i trattamento se questa è la volontà della persona che ha in cura. In questo caso, il medico non ha responsabilità civili o penali. Il paziente può coinvolgere nella relazione con il medico una persona di sua fiducia, il o la coniuge, il o la partner unita civilmente o un familiare di sua scelta.

Trattamenti fuori legge

Pur dovendosi attenere alle volontà del paziente espresse tramite le DAT, il medico non può essere chiamato a eseguire trattamenti sanitari contrari alla legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali.

Pazienti minori o incapaci di intendere e volere

In questi casi, a prendere le decisioni per il o la paziente sono i genitori o il tutore. Nel caso in cui una persona malata e incapace abbia espresso delle “disposizioni anticipate di trattamento” e il tutore sia contrario al rispetto delle DAT, sarà il giudice tutelare a dover decidere in merito.

Disposizioni anticipate di trattamento (DAT)

Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere ha il diritto, tramite le DAT (disposizioni anticipate di trattamento), di “esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari”. Una persona ha anche il diritto di esprimere, in forma scritta, “il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari” inclusi la nutrizione e l’idratazione artificiali. Si può anche nominare un fiduciario che si relaziona con i medici e parla al posto del o della paziente.

In mancanza di fiduciario, rimangono efficaci le DAT, ma esiste la possibilità che venga nominato un fiduciario d’ufficio. Il medico che ha in cura il paziente è tenuto al rispetto delle DAT che possono essere modificate solo in accordo con l’eventuale fiduciario nell’eventualità che esistano delle terapie o delle cure non previste quando le DAT sono state redatte e che possano “assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”.
Le DAT possono essere redatte in forma scritta o anche in video. Inoltre “devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata”.

Pianificazione delle cure

Si prescrive l’opportunità di prevedere un “piano delle cure” scelto di comune accordo tra paziente e medico. A questa pianificazione, il medico deve attenersi anche nel caso in cui il paziente perda la capacità di esprimersi.

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