Rainbow

“Ho 34 anni e sono molto confuso: mi piacciono gli abiti femminili”

Un lettore ci ha scritto:

“Ciao, sono un uomo di 34 anni e in questo periodo della mia vita mi sento molto confuso. Questa situazione, non mi agevola neanche con gli amici né con i miei familiari. Il motivo principale è il mio desiderio di utilizzare abiti femminili o vestire con abbigliamento femminile. Sessualmente, sono attratto sia dagli uomini che dalle donne. Questa condizione mi ha portato a vivere delle situazioni di isolamento ed anche l’idea di parlarne a qualcuno mi crea non poche difficoltà. Forse conoscere qualcuno che abbia comportamenti simili ai miei potrebbe aiutarmi, non so…”

Mel Gibson in “What women want”

La risposta dello psicosessuologo

Nel film “What women want” il protagonista decide di indossare abiti femminili per capire le donne. L’immedesimazione è tale che finisce per leggere anche i loro pensieri. Capire le donne, nella pellicola in questione, doveva essere il modo per studiare una strategia pubblicitaria. Ma cosa accade quando l’abbigliamento femminile è oggetto di desiderio?

La paura di essere scoperti

L’imbarazzo e la paura di “essere scoperti” sono assolutamente comprensibili, perché ogni volta che qualcosa viene comunicato, diventa fruibile e di dominio della persona (o dei molti) cui viene confidato. E quando si tratta di qualcosa di particolarmente personale che già imbarazza di per sé, nel momento della condivisione diventiamo più vulnerabili, in qualche modo, scoperti. Soprattutto quando ciò che confidiamo agli altri può evocare la paura del giudizio altrui. Essere etichettati come “strani” nella migliore delle ipotesi, o “perversi” nella peggiore, talvolta riesce a scatenare un vissuto di confusione, la sensazione di sentirsi sbagliati, fuori luogo, in quanto si avverte palesemente di la percezione di discostarsi (e di molto) dal resto della “norma”. Ciò, inoltre, può avere come conseguenza l’isolamento, misto a quell’impossibilità di comunicare qualcosa di sé che non permette di esprimersi liberamente.

Le ragioni del desiderio

Per rispondere al nostro lettore, a prima vista, sarebbe opportuno indagare meglio il suo desiderio di usare abiti femminili, per evitare che le etichette e le definizioni da manuale non inducano a creare “la macchietta” o “il caso clinico”. Molto della sessualità umana passa attraverso un continuum che va dalla normatività fino, all’estremo opposto, alla criminalità. Lungo questo continuum si trova la trasgressione, ovvero il rompere delle regole, le norme socialmente condivise (solitamente relativamente ai costumi propri della cultura di riferimento), che possano determinare l’espressione del piacere dell’individuo. Già confrontarsi con tali “norme” implica un certo coraggio dell’individuo: la persona deve essere pronta a conoscersi e ad esplorarsi in tal senso, affinché possa esprimere un benessere psicosessuale, invece che delle difficoltà personali e successivamente relazionali (famiglia, amici, relazioni affettive).

Non pensare subito alla perversione

Quando si parla di travestimento non bisognerebbe arrivare frettolosamente a pensare ad un qualche tipo di perversione, di comportamento deviato o ad una qualche patologia. Il fenomeno del cross-dressing (utilizzare abiti o comportamenti tipici del sesso opposto al proprio in modo socialmente accettato) è qualcosa che tutti gli uomini praticano (ad esempio il kilt in Scozia; la depilazione dell’uomo, l’utilizzo dei pantaloni per le donne) e che, ormai e fortunatamente, nessuno dovrebbe giudicare più. Da tempo, il termine “travestimento” è usato per descrivere una varietà del comportamento di cross-dressing senza porre una qualche particolare attenzione agli scopi, ovvero al perché si adotta tale comportamento. Questo ha permesso la nascita e la crescita di uno stereotipo, che ancora oggi comporta confusione e ignoranza sociali.

Ecco che per comprendere se siamo davanti a comportamenti più o meno devianti, i comportamenti di cross-dressing devono essere osservati lungo quella scala (che va dalla normatività al criminale) tenendo conto sia del tempo e di tutto ciò che riguarda l’evoluzione della specie umana, sia delle culture, con particolare attenzione ai passaggi temporali dove alcuni comportamenti di travestimento potrebbero essere male interpretati o non accettati.

Qualcuno che ci somigli

Potere trovare con qualcuno che condivide ciò che si sente è un’ottima risorsa da poter utilizzare, affinché ci si affacci innanzitutto al mondo, alla ricerca di qualcuno che possa comprendere questo modo di esprimere il proprio desiderio e il proprio comportamento legato agli indumenti femminili. Un primo effetto benefico di ciò potrebbe essere sentirsi meno soli, prima, e successivamente aprire alla possibilità di raccontarsi e parlare, confrontarsi, permettendo così di uscire dalla nube di confusione in cui ci si trova e iniziare ad esplorarsi per permettere a se stessi di conoscersi meglio. Se si vive una relazione, questo va fatto con il massimo rispetto per l’altro, dei suoi desideri e dei suoi valori.

Il primo passo

Fare il primo passo può essere difficoltoso, soprattutto perché la paura di se stessi e del giudizio altrui possono, talvolta, frenare l’espressione di un sé corporeo e sessuale anche attraverso tentativi di repressione. L’importanza, però, di essere educati alla comprensione e alle diversità, con un’ottica non-giudicante facilita sicuramente il riappropriarsi di parti del proprio sé con le quali, forse, non si era mai parlato.

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