Saathiya: il libretto sul sesso che il governo indiano distribuirà a 260 milioni di adolescenti

Nonostante la Corte Suprema ed il governo non abbiano ancora modificato la sezione 377 del Codice Penale indiano, che di fatto criminalizza l’omosessualità, il Ministero della Salute e del Welfare ha compiuto un grande passo in avanti, pubblicando Saathiya, un nuovo kit informativo rivolto agli adolescenti che fa ben sperare nell’arrivo di un cambiamento. Come riportato dall’importante quotidiano Indian Express, lunedì 20 febbraio il Ministro Chandra Kishore Mishra ha spiegato che gli opuscoli tratteranno tutte le tematiche relative al sesso, alla sessualità e alla prevenzione di malattie, con la dovuta maturità e professionalità, affrontando anche temi che fino ad ora erano tabù, come l’omosessualità, la masturbazione e gli abusi sessuali.
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Non è un problema essere omosessuali

Non solo MST quindi, non solo contraccettivi e masturbazione (indicata come “ottimo metodo per praticare sesso sicuro”), ma si può anche leggere che “non c’è nessun problema nel sentirsi attratti dal sesso opposto o dal proprio sesso” e che ogni relazione “deve essere basata sul consenso e sul rispetto reciproco”. Saathiya, pubblicato in hindi, verrà distribuito a circa 260 milioni di adolescenti nelle scuole con l’aiuto di 165mila giovani volontari che ne presenteranno i contenuti.

Il benessere psicofisico dei giovani è una priorità

“Nonostante viviamo nell’era dei media, molti giovani, specialmente in comunità rurali, hanno troppi dubbi su troppi argomenti – ha dichiarato il Ministro Mishra -. Abbiamo pensato che il progetto Saathiya potrà aiutare tutti a trovare risposte, a cambiare atteggiamento nei confronti dei tabù e a comportarsi meglio col prossimo”. Il progetto, coordinato con lo United Nations Population Fund, si occuperà anche di dipendenze, di bullismo e di violenza di genere, sfatando miti come “i ragazzi non piangono”, insegnando che quando una ragazza dice “no” significa “no” ed incoraggiando a seguire i propri interessi senza avere paura di sentirsi chiamare “checca” o “maschiaccio”. “Si tratta di un progetto molto ambizioso perché riguarda i giovani del nostro paese: loro sono il nostro futuro, e il loro benessere psicofisico deve diventare una priorità“, ha concluso il Ministro della Salute e del Welfare.

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