Rainbow Map 2017, l’Italia guadagna due posizioni nell’indice Ilga Europe: è 32esima su 49

Come ogni anno Ilga Europe ha diffuso il report sullo stato dell’arte dell’affermazione dei diritti delle persone LGBT+ in Europa, stilando la classifica dei paesi del Vecchio Continente. L’occasione è quella del 17 maggio in cui si celebra la Giornata Mondiale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia (IDAHOT). Ad ognuno dei 49 paesi esaminati viene assegnato un punteggio in base non solo alle leggi approvate, ma anche al livello di attuazione di queste norme.
Il progresso verso l’uguaglianza delle persone LGBTI, spiega Ilga Europe, c’è, ma non con la velocità e la diffusione che servirebbero per garantire la piena uguaglianza. “Il progresso c’è – si legge nella nota dell’organizzazione europea – ma sta rallentando ed è a rischio. I leader europei devono mostrare più coraggio e assumersi qualche rischio in più”.

Le unioni civili in Italia tra i passi avanti

La buona notizia, per quanto riguarda l’Italia, è che la legge sulle unioni civili è valsa un avanzamento nella classifica rispetto allo scorso anno ed è citata tra i passi avanti da registrare nel 2016.
“Il riconoscimento legale del genere in Francia. Le unioni civili in Italia. Il divieto di terapie riparative a Malta. Sono solo alcuni dei principali miglioramenti che si registrano nel 2016 – scrive Ilga -. Ma questi cambiamenti non stanno avvenendo allo stesso modo in tutta Europa. Ci sono evidenti rischi per il progresso nei paesi che si collocano ad entrambi i capi del ranking del report Rainbow Europe”.

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Rischi per gli obiettivi già raggiunti

“I leader politici devono capire che se non agiscono ora, le conquiste che abbiamo fatto nell’uguaglianza delle persone LGBTI negli ultimi decenni possono regredire – sottolinea Evelyne Paradis, direttrice esecutiva di Ilga Europe -. Nella parte alta della mappa, c’è ancora molto lavoro da fare per essere sicuri che le persone LGBTI possano vivere liberamente e, in quella più bassa, vediamo che le persone LGBTI vivono ancora nella paura. Il nostro compito non è ancora finito”.

Ilga individua alcuni di questi rischi. “Alcuni sono ovvi e dolorosi, come le enormi violazioni dei diritti umani in Cecenia, non solo per la paura delle azioni che vengono perpetrate contro le persone LGBTI, ma per il messaggio di intolleranza che manda – spiega Ilga Europe -. Altri non sono direttamente identificati come scenari specifici per la comunità LGBTI, ma nonostante questo mettono a rischio gli obiettivi raggiunti negli ultimi decenni”.

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Ilga si sofferma anche sulla questione dell’immigrazione. Ancora Paradis dichiara: “Dal crescente uso del dibattito sui rifugiati per alimentare la xenofobia, con i cosiddetti partiti “populisti” che ammiccano direttamente alla comunità LGBTI denigrando altre comunità (e, tra l’altro, non supportando le politiche LGBTI nella pratica), all’aumentare le misure di sicurezza nel nome dell’anti-terrorismo, silenziando i media indipendenti o le università, possiamo vedere il preoccupante potenziale che tutto questo porta nell’indebolimento del lavoro degli attivisti LGBTI”.

L’Italia

Qualche passo avanti si registra sul fronte dell’Italia che, rispetto allo scorso anno, guadagna due posizioni passando da essere la 34esima al 32esimo posto con il 27 per cento rispetto al 20 dello scorso anno. Merito, senz’altro, dell’approvazione della legge sulle unioni civili, ma anche delle tante sentenze sulla genitorialità. “Un passaggio storico è stato raggiunto in Italia nel 2016 – si legge nel report – quando il parlamento ha votato per la prima volta il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso. Le unioni civili, una forma di protezione legale lungamente promessa, erano una realtà alla fine dell’anno”.

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Critiche all’iter delle unioni civili

“Tuttavia – prosegue il report -, l’iter, il contenuto e i postumi del passaggio della legge sono stati tutt’altro che lineari. Migliaia di attivisti a favore dell’uguaglianza sono scesi per le strade prima del primo voto in Senato; molti di loro sono rimasti sgomenti dalla decisione del governo di eliminare l’adozione da parte del secondo genitore pur di garantire la sopravvivenza della legge. Un linguaggio divisivo e spregiativo verso le coppie dello stesso sesso e i loro figli, usato dai parlamentari che si opponevano alla legge, è diventato lo sgradevole marchio di tutto l’iter legislativo. In un paese in cui i discorsi di odio contro le persone LGBTI non sono oggetto di leggi, questo è stato un momento particolarmente difficile per le famiglie arcobaleno”.

“Una serie di importanti decisioni su casi di adozione sono state prese nei tribunali, da Roma a Napoli. Anche i giudici di Strasburgo hanno avuto un’influenza, quando la Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che negare il permesso di soggiorno alle coppie dello stesso sesso che lo chiedevano per “motivi familiari” segna una discriminazione”.

Secondo Ilga Europe, sono tre le cose che l’Italia dovrebbe fare immediatamente: approvare il matrimonio egualitario, estendere a tutti l’accesso alle tecniche di procreazione assistita e proibire interventi medici sui minori intersex quando non ci siano necessità mediche e l’intervento possa essere posticipato o evitato fino a quando la persona non sia in grado di decidere autonomamente.

Per queste ragioni, l’Italia ha ancora un punteggio basso nel report Ilga, inferiore a paesi come l’Albania (33%), la Bosnia (31%), il Kosovo (30%) e il Montenegro (39%).

I vertici e il fondo della classifica

Guidano il rating 2016 Malta (che conferma l’88 per cento dello scorso anno), la Norvegia (con il 78 per cento) e il Regno Unito (con il 75 per cento). Gli ultimi tre posti sono occupati, invece, dall’Armenia (7 per cento), dalla Russia (6 per cento) e dall’Azerbaijan (5 per cento).
La Norvegia ha conquistato alcune posizioni per via della legislazione che permette il riconoscimento del genere delle persone trans, anche senza il ricorso all’intervento chirurgico, ragione per la quale anche la Francia ottiene un punteggio più alto rispetto allo scorso anno.

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