Legge Zan: presentati gli emendamenti e spunta qualcosa di già visto

Sono scaduti oggi i termini per la presentazione in Commissione Giustizia degli emendamenti al disegno di legge contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia, la lesbofobia e la misoginia.
Secondo quanto riporta l’Ansa sono oltre mille le proposte di modifica alla legge depositati. La maggior parte portano la firma di Fratelli d’Italia e della Lega.

Tra gli emendamenti, quello di Forza Italia

Alcuni, però, sono stati presentati anche da Forza Italia che non aveva votato l’adozione del testo, suscitando le ire di Pro Vita e lasciando intendere una certa apertura sul testo.
Uno di questi porta il nome del deputato Enrico Costa. In una nota, Costa spiega: “Abbiamo presentato un emendamento finalizzato a chiarire in modo definitivo i confini della legge sull’omofobia ed a dissipare i dubbi di coloro che ravvisano nella norma un rischio di compressione della libertà di espressione del pensiero”.

Costa rende noto anche il contenuto. “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.
Un testo vago e potenzialmente insidioso che sembra di avere già letto.

L’emendamento che fece fallire la legge Scalfarotto

E infatti Costa dichiara: “La nostra proposta emendativa, che sarà la ‘cartina di tornasole’ delle intenzioni della maggioranza di cancellare ogni dubbio interpretativo, trae spunto da un’analoga proposta sottoscritta nella scorsa legislatura al collega del Pd Verini”. “Auspichiamo pertanto che possa costituire un contributo decisivo al testo della legge”, conclude il deputato.

Verini è un nome noto a chi ha seguito, nel 2013, le vicende della proposta di legge presentata da Ivan Scalfarotto. Il nome del deputato è legato ad un subemendamento presentato insieme al collega Gitti e che suscitò molte polemiche.

Quell’emendamento recitava: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.

Una legge svuotata

Avere inserito quell’emendamento fu letto, non a torto, come uno svuotamento della legge stessa resa sostanzialmente inefficace. Quell’articolo creava, di fatto, una zona franca in cui ad alcuni soggetti precisi era consentito continuare a discriminare le persone LGBT+.
Com’è noto, la legge passò alla Camera, ma non completò l’iter al Senato. Molti direbbero “per fortuna” proprio per via di quell’emendamento.

Cosa succede ora

La differenza, rispetto ad allora, è che questa volta a presentare l’emendamento che rischia di mandare tutto per aria è l’opposizione. Ora tutto è in mano alla maggioranza. Servirà un lavoro certosino per assicurarsi i voti che servono a far passare il disegno di legge. Il voto sugli emendamenti è previsto da martedì, mentre l’inizio della discussione in Aula è previsto per il 27 luglio.
Intanto alle 17 si terrà in piazza Santi Apostoli, a Roma, un presidio di associazioni, collettivi e attivisti. Lo scopo è sì sostenere la legge Zan “ma senza compromessi al ribasso”. In contemporanea, un appuntamento di segno del tutto opposto si svolgerà poco lontano: da lì l’obiettivo è affossare il testo.

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