Genova, la Corte cancella una mamma dall’atto di nascita: esulta il Comune

La Corte d’Appello di Genova ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tribunale che riconosceva la legittimità di un atto di nascita con due mamme. Ora, nel certificato della piccola genovese, ci sarà solo il nome della mamma che l’ha partorita.
A dare l’annuncio, con una certa soddisfazione, è il consigliere comunale con delega agli Affari legali Federico Bettorello (Lega). Lo riporta il quotidiano genovese Il Secolo XIX.

Il Comune contro l’atto di nascita

Era stata proprio l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Bucci, a fare ricorso contro la decisione del Tribunale di riconoscere anche la mamma intenzionale.
“Come amministrazione avevamo deciso di andare avanti – dichiara Bettorello al Secolo – perché ritenevamo che il precedente provvedimento fosse viziato da elementi che ne inficiavano la legittimità, in quanto in palese contrasto con la legge 40 del 2004”.
La Corte, naturalmente, si è pronunciata sul singolo caso, ma l’amministrazione la userà come precedente per eventuali altre richieste. “Come tutte le sentenze – dichiara infatti il consigliere – potrà essere richiamata anche per casi analoghi”.
Una pietra tombale sulle famiglie arcobaleno genovesi.

Il Liguria Pride: “Tolta una mamma a una bimba di due anni”

“La nostra amministrazione è fiera di avere tolto un genitore, e tutti i legami parentali conseguenti, ad una bambina di due anni – è il commento del Liguria Pride -. E a tutti gli altri bimbi e bimbe nati in famiglie arcobaleno a cui lo Stato non riconosce entrambi i genitori. E’ talmente orgogliosa che lo annuncia nel mese del Pride, per essere una ‘vittoria’ più scottante. Comunque resta chiara la domanda: chi può felicitarsi di avere tolto dei diritti a una bambina?”.
“Il signor sindaco di Genova Marco Bucci era venuto alla partenza del Liguria Pride 2019 – prosegue il durissimo comunicato di risposta – per dire che le istanze di Famiglie Arcobaleno non erano nei contenuti della nostra manifestazione, come se fosse lui a decidere su cosa vertesse il Pride. Era passato davanti al carro di Famiglie Arcobaleno senza nemmeno degnare di uno sguardo le bambine e i bambini che ‘il sindaco di tutti’ vuole orfani del genitore non biologico”.

“Nessun dialogo con chi canta vittoria contro le nostre famiglie”

“Allora cosa ci rappresenta la sciarpa arcobaleno indossata il 17 giugno dal primo cittadino – proseguono le attiviste e gli attivisti genovesi -? Di quale dialogo stiamo parlando, quando un’amministrazione canta vittoria contro le famiglie delle persone omosessuali? Dopo la rivolta di Stonewall non è più epoca di concessioni, siamo entrate/i nell’era dei diritti che vanno pretesi e riconosciuti. Le concessioni sono per chi si crede re, ed elargisce regali in cambio di fedeltà o silenzio”.

La particolarità è che la notizia della sentenza è stata comunicata all’amministrazione e non alle legali della famiglia. Le avvocate Ilaria Gibelli ed Elena Fiorini si sono dette “stupite” di questa tempistica. “Quando avremo letto la sentenza – hanno dichiarato sempre al Secolo XIX – valuteremo se ricorrere in Cassazione”.

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